Il Romanticismo Autunnale di Bromance
Sembrava un miraggio il momento dell’annuncio, un’utopia che invece era lì pronta per diventare realtà, ma forse “Bromance” è un disco che tutti in cuor nostro sapevamo si sarebbe rivelato una mera questione di tempo.
Il problema principale è stata la distanza, Milano e Napoli sono lontane 774 km l’una dall’altra, ma sotto la stessa confezione le due realtà sembrano non essere mai state un qualcosa di scindibile: Mecna e Coco hanno fatto capire più volte negli anni, oltre a ripeterlo nelle recenti interviste, che con ogni probabilità non esiste duo che viva e trasmetta lo stesso tipo di vibrazioni nel panorama italiano quanto il loro.
Due sono le coordinate su cui muoversi nell’ascolto del disco: la distanza, la prima, un qualcosa di difficilmente colmabile, la seconda invece è la stagione, Bromance è adatto al clima autunnale, un freddo molto più vicino alle coordinate milanesi rispetto a quelle del mezzogiorno. In questo forse Coco è più milanese di quanto si pensi (si scherza ovviamente), come Mecna forse ha portato il romanticismo del sud, e di Foggia, a Milano, altro che mare.
Il disco è un inno al romanticismo (inteso come abbandono ai sentimenti), guai ad aspettarsi il contrario, infatti in questo non ha stupito. Ha destato sorpresa invece il ritmo poco malinconico che ha accompagnato i versi dei due artisti durante tutto il disco. Eccetto pochi brani infatti la voglia di sperimentare cose nuove, cose che sarebbero state scartate nei rispettivi progetti solisti, ha soppiantato le bad vibes tanto attese, presenti sì ma in quel che viene detto, piuttosto che con il come. L’atteggiamento da my dear melancholy è un qualcosa di cui Mecna e Coco non si libereranno mai neanche se dovessero arrivare a riempire gli stadi in un futuro (di questo ne sono certo), e ho imparato ad apprezzare questo cambio di approccio durante gli svariati ascolti dell’album perché sì, mi aspettavo nuove “Equilibrio”, ma è andata bene così.
Inconsciamente ci aspettiamo tutti qualcosa di già realizzato e non impariamo mai, neanche album dopo album, che solo chi ha paura non va oltre alle proprie opere del passato evitando di innovarsi, ma Mecna e Coco sembrano più consci che mai della loro forza, della loro alchimia e della loro responsabilità, sanno benissimo il ruolo che giocano e sanno altrettanto bene che un progetto del genere “potevamo farlo solo tu ed io”.
Proprio per questo non potevano scegliere un titolo più azzeccato di “Bromance”, racchiudendo in una parola la grande amicizia che li lega e l’animo romantico, tenue e introverso che entrambi riversano nelle canzoni.
Le canzoni raccontano poco di nuovo e non mi piace mai soffermarmi sui singoli brani a discapito di un intero progetto visto nella sua interezza, soprattutto quando si tratta di un album del genere, da ascoltare con le cuffie e a cuore aperto, ma anche con un sorriso a trentadue denti.
Perché qualcosa di nuovo l’ho imparato grazie a questo album, o forse l’ho semplicemente interiorizzato in maniera definitiva: si può essere malinconici anche urlando la propria felicità al mondo intero, i due stati d’animo non si escludono a vicenda.
Mai avrei pensato di dirlo ma questo disco a me, in fondo, la fa prendere a bene.
Di Simone Locusta
Nessun commento!