Seconda un’antica leggenda orientale, ogni persona fin dalla nascita porta un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla mano sinistra della propria anima gemella. Questa leggenda popolare altro non è che una metafora del proprio destino e la si potrebbe applicare a più ambiti, non solo a quello amoroso. Non a caso, la cultura di massa giapponese, soprattutto quella dell’intrattenimento, la ha sovente scomposta in prodotti di intrattenimento ma sempre con la stessa caratteristica: il filo rosso del destino è indistruttibile e le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi (e a sposarsi nei casi in cui le opere trattino d’amore).
Volendo riciclare la leggenda e riproporla nella scena rap italiana, si può affermare senza problemi che quel filo rosso invisibile fosse presente anche nei mignoli dell’olbiese Maurizio Pisciottu, in arte Salmo, e del romano Emanuele Frasca, in arte Noyz Narcos. Entrambi però una quindicina di anni fa probabilmente non sapevano di essere vicendevolmente collegati, in qualche modo. Eppure, nonostante le loro storie siano parecchio diverse, i punti in comune sono davvero tanti.
Perché Noyz Narcos era legato a Salmo anche prima di “CVLT”
Da un lato troviamo Noyz Narcos che, da oltre 25 anni, porta avanti l’esempio più chiaro dell’essere se stessi, indipendentemente dalle mode, dai sottogeneri in voga e dal mercato musicale. Il tutto contribuendo – anche se ancora non gli è stato riconosciuto come forse si dovrebbe – come nessun altro a creare un circuito alternativo, una controcultura indipendente e difficile da capire per l’italiano medio abituato agli scandali giornalistici alla Vallettopoli, ai talk show demenziali (per citare un gruppo di savonesi altrettanto non allineato) e all’immaginario propugnato dalla Fininvest tra gli anni Novanta e Duemila. Emanuele ha un altro percorso e un bagaglio culturale che è molto più simile alla sottocultura hardcore che a quella del rap italiano in cui ha esordito, che invece era molto più figlia di un racconto politico.
Nella scena rap degli Stati Uniti, invece, questi stilemi avevano già dei referenti principali come Necro, i Gravediggaz, i Non Phixion, i Three Six Mafia e, chiaramente, i Flatlinerz, con questi ultimi che hanno coniato pure il termine horrocore per riferirsi alla loro musica. Certamente però definire il percorso di Noyz Narcos esclusivamente horrorcore sarebbe ingeneroso e ingiusto, dato proviene dal mondo dell’aerosol art (e non “graffiti”, perché non esiste termine più irrispettoso e giornalistico di questo per parlare di questa forma d’arte) e da un contesto decisamente hip hop.
La prima parte della carriera del rapper romano, soprattutto nel periodo Truceboys e poi Truceklan, è indubbiamente costruita in gran parte sull’immaginario del “Venerdì con Zio Tibia”, dei b-movies o di cult, per l’appunto, di grandi cineasti quali Mario Bava, suo figlio Lamberto, John Carpenter, George Romero, Robert Wiene, Dario Argento, Alfred Hitchcock e tantissimi altri che a citarli tutti si farebbe notte e poi mattina. In ogni caso, a un ascoltatore più attento non sarà difficile scorgere anche ispirazioni più vicine ad artisti come i Dipset, il Wu-Tang Clan, gli Onyx e i Cypress Hill per fare degli esempi.
Perché Salmo era legato a Noyz Narcos anche prima di “CVLT”
Dall’altro, invece, troviamo Salmo che, come tantissimi altri sardi, condivide una storia di emigrazione e di richiamo ancestrale. Il percorso musicale di Maurizio è precoce e fin da subito hip hop col gruppo Premeditazione e Dolo e fin da subito desideroso di distinguersi dal rap sardo che a tratti, soprattutto a Sud, era più simile a quello della California e in altre circostanze – soprattutto nel nuorese e nella fattispecie dei Menhir (che verranno poi in seguito anche prodotti dalla Machete, a testimonianza dell’attenzione sul territorio) -, somigliava a quello dei padri fondatori di New York. Il percorso di Salmo però muta ancora, militando in diversi gruppi come gli Skasico, i To Ed Gein e i Three Pigs’ Trip, sperimentando diversi generi e girando l’Europa con loro.
Ed eccoci alla premessa iniziale per parlare di Salmo: l’abbandono della propria terra in cerca di un’opportunità. Per i lettori sardi sarà senz’ombra di dubbia conoscenza condivisa, quella di voler dimostrare al resto del mondo di non essere da meno di nessuno ma non avere una cassa di risonanza per farlo sapere a tutti. Infatti, Salmo emigra a Londra nei primi anni del nuovo millennio, con l’obiettivo di realizzare quel sogno che col mare attorno sembra così lontano ma anche così alla portata. Tutte contraddizioni che i cittadini sardi comprenderanno senza nemmeno farsi domande, vista la grande quantità di talento presente in 25.000km2 così lontani dal resto d’Europa e dove tutto quotidianamente è così lento che le passioni (e, spesso, le droghe) sono l’unico diversivo per fuggire da tutto.
Se andate su YouTube noterete ancora meglio tutto questo nel video “Salmo – London 2007” caricato il 21 dicembre 2007 ma ciò che si evince è la consapevolezza che forse il resto del mondo è quasi solo una cartolina e che anche i sogni sono in vendita. Nel video, infatti, Salmo non fa altro che sfogarsi sulla sua vita londinese e di come cerca di far fronte ai problemi in nome di qualcosa di più grande. Tuttavia, Londra si dimostra tentacolare e il richiamo ancestrale dell’essere in disterru (letteralmente “senza terra”, l’espressione in sardo per definire chi è all’estero) che non comporta solo di non essere tristemente in Sardegna ma l’avere una consapevolezza di fondo che, prima o poi, a casa si ritornerà. E Maurizio fa così, non sapendo che forse sarebbe stata la scelta migliore.
Proprio questa frustrazione porta Salmo a pubblicare “Il senso dell’odio”, che gli consentirà di avere i primi occhi puntati addosso. Nel secondo video, “Rancho della Luna”, arriva anche la maschera che in parte contraddistinguerà la carriera di Salmo. Qui arriva la prima nota di colore rosso a unire Salmo e Noyz Narcos: le stesse ispirazioni, dai fumetti, ai b-movies alla scena hardcore, particolarmente sviluppata a Olbia, attorno al Devil Kiss, e nel resto dell’isola.
Salmo in pochissimo tempo diventa uno dei nomi più caldi della scena rap italiana e inizia a girare prima la Sardegna e poi l’Italia per esibirsi live. Il sottoscritto ricorda di essere stato presente a uno dei primi live del Salmo di quegli anni, precisamente a Terralba, in provincia di Oristano, che è anche il luogo di provenienza di Dj Gruff, altro sardo emigrato e colonna portante della cultura hip hop italiana. Inoltre, è anche facilissimo ricordarsi il vestiario, per esempio. Che maglia aveva secondo voi? Esatto, quella di Noyz Narcos. Altra nota di rosso che collega Emanuele a Maurizio.
Adesso che sono stati citati i vestiti è giusto ricordare che sia Noyz Narcos che Salmo con i loro collettivi hanno dato vita a due grandi marchi di cui l’underground italiano dovrebbe andare fiero: Propaganda Clothing e Doomsday Society. I percorsi artistici di entrambi si incrociano per la prima volta nel 2013 con “Rob Zombie”, la prima collaborazione tra i due, contenuta in “Midnite” di Salmo.
Il video rappresenta perfettamente il punto di incontro tra la musica dei due artisti dove il rosso, sebbene stavolta non di stoffa, liquido del sangue e il gusto per quel mondo fa coesistere perfettamente i due rapper. Le collaborazioni tra i due saranno tantissime e si intensificheranno negli anni tanto che Salmo già nella riedizione di “Monster” (2013) farà il remix della traccia che dà il nome al disco. Uniscono poi le forze nella posse track “Battle Royale” (Machete Mixtape 2, del 2014), in “Dal Tramonto all’Alba” contenuta in “Localz Only” (2015), poi ancora in “Mic Check” (Enemy, 2018) e infine in “Ghigliottina” (Flop, 2021).
Insomma, come dimostrato, il sodalizio tra i due è lungo e fruttuoso, tanto che nelle interviste promozionali del disco a Cosmopolitan dichiareranno che volevano questo album dal giorno in cui si sono conosciuti. Il disco, infatti, tra i fan del rap italiano era nell’aria da sempre e chi più chi meno sapeva che prima o poi sarebbe arrivato, come nella leggenda orientale del destino dove le due persone alla fine si incontrano. Così è: dopo tante collaborazioni e tanto desiderio da parte degli ascoltatori di entrambi, dal 3 novembre 2023 è fuori su tutte le piattaforme digitali “CVLT”, l’album di Noyz Narcos e Salmo.
Dopo aver fatto intendere una collaborazione tra i due al Marrageddon, performando “Respira” che vede una strofa di Marracash il disco era come il segreto di Pulcinella ma ancora non c’era una notizia ufficiale arrivata, fortunatamente, poco dopo. Per la promozione dell’album è stato scelto un formato che unisce i gusti dei due: il cinema e in particolare l’horror, con un cortometraggio girato da un peso massimo come Dario Argento e nel quale vengono fatti innumerevoli tributi a film cult che hanno segnato un’epoca e forgiato il gusto di Salmo e Noyz Narcos.
“CVLT”, una conseguenza
Veniamo al disco che, anche dall’immaginario parla chiarissimo. Noyz Narcos in un post su Instagram sottolinea che le copertine e tutti i prodotti di “CVLT” nascono dagli incubi suoi e di Salmo ma sono resi graficamente dall’estro artistico dj Fr3nk, Scarful Arts e Solo Macello che propongono due copertine: una che rappresenta la copertina ufficiale, con un coltello intriso di sangue a richiamare in pieno il cinema horror e una esclusiva per i vinili.
Al suo interno, invece, “CVLT” è composto da 15 brani, per una durata di circa 43 minuti. L’obiettivo del disco sembra essere non solo quello di collaborare ma di contaminarsi a vicenda in fatto di stile. Non a caso, il disco si apre con “Anthem” in cui i due artisti omaggiano l’uno con l’altro, riprendendo a turno versi, flow e strumentali di alcuni tra i più grandi pezzi cult dell’altro artista. Uno degli attestati di stima più grandi che abbiamo mai visto in Italia e siamo sicuri che dietro le quinte anche un antieroe come Salmo, che più di 10 anni prima si era esibito con la maglietta di Noyz Narcos, si sarà un po’ emozionato. Come noi, del resto.
Nonostante sia un album di due artisti che hanno tanto da dire, ci sono anche diverse collaborazioni: Marracash in “Respira”, Kid Yugi in “CVLT” e Coez e Frah Quintale in “My Love Song 2”. La canzone con Marracash era già stata anticipata al Marrageddon e contiene un sample di “Breathe”; una delle tracce più iconiche dei The Prodigy. La presenza di Kid Yugi, invece, a coronamento di un biennio strepitoso dell’artista pugliese, è l’investitura ufficiale nel mondo dei grandi del rap italiano che nella figura di Salmo e Noyz Narcos non solo decidono di dargli uno spazio che divora facendo una strofa killer ma viene addirittura omaggiato in “Nightcrawlers”, nel quale i due riprendono un verso di “Grammelot” dello stesso Kid Yugi. Infine, la presenza di Coez e Frah Quintale risulta interessante non solo perché sono presenti nel sequel di una canzone simbolo della carriera di Noyz Narcos ma perché anch’essi, avendo pubblicato un album di coppia, decidono di dividersi il ritornello. Scelta curiosa ed efficace, senza dubbio.
Per quanto riguarda le produzioni, “CVLT” viaggia su dei livelli altissimi, tra i più alti del 2023 in Italia. Tra i produttori troviamo Sine, Ford78, lo stesso Salmo e infine Luciennn, della Lebonski 360. Proprio su quest’ultima è opportuno sottolineare che Salmo non ha dato spazio solo al produttore di Ozieri ma anche a Riccardo Puddu di Monserrato, in arte El Verano, che avevamo già conosciuto in “Blocco 181” presente tra i crediti di diverse tracce. C’è anche un’altra cosa che le teste hip hop avranno sicuramente apprezzato: il ritorno degli scratch in un disco di questa portata e in un periodo dove il rap italiano e gli scratch sembra viaggino su due binari totalmente diversi. E invece è stato un assoluto piacere trovare Dj Gengis in “Nightcrawlers”, a dimostrazione del contrario.
In quest’analisi non ci soffermeremo sulle infinite citazioni presenti, anche se per quelle hip hop un po’ meno esplicite abbiamo già dedicato un post (con i nostri amici di RapAdvisor) e per quelle cinematografiche vi consigliamo di tenere d’occhio i nostri canali. Ciononostante, possiamo affermare che “CVLT” sia assolutamente un disco molto bello, nonché uno dei meglio riusciti nel 2023 del rap italiano a momenti uggioso e a momenti soleggiato.
Salmo e Noyz Narcos si completano come forse raramente abbiamo avuto occasione di ascoltare e la commistione funziona alla grande, tanto che non facciamo sicuramente un errore ad aspettarci grandi cose anche per quando il disco verrà portato in giro dal vivo. Tra scenografia, set e spettacolo ci aspettiamo il meglio da entrambi. Liricamente il disco funziona tantissimo e necessita più di un ascolto per entrare in sintonia col messaggio in totale antitesi con i riflettori sempre puntati addosso al resto della scena. Qui sono Salmo e Noyz Narcos a puntare una cinepresa nella realtà circostante e poi a raccontarla.
Nel progetto troviamo Noyz Narcos in uno stato di forma ottimo e che a oltre 40 anni può ancora tenere delle lezioni e dei seminari su come si scrive un disco. Lo stesso discorso vale per Salmo che, dopo qualche anno un po’ in penombra e di incertezza, in pezzi come “Incubi” ci regala una delle sue migliori strofe da qualche anno a questa parte. Se dovessimo trovare dei minimi difetti, questi risiederebbero in alcune scelte che sembrano andare più proprio nella direzione di Salmo che verso una direzione comune, come per esempio in “Cringe”. In ogni caso, si tratta di quisquilie, di questioni di lana caprina che certamente non invalidano la buona riuscita di un progetto che forse è uscito qualche anno dopo quello che tutti si aspettavano ma che è senz’altro molto buono.
Salmo e Noyz Narcos, dunque, sono sempre stati collegati dal filo rosso del destino e questo 2023 ce ne ha dato la prova. “CVLT”, di Noyz Narcos e Salmo è un disco che chiunque voleva, chiunque attendeva e che, in un modo o nell’altro era già culto ancora prima che uscisse.
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