Come si può sopravvivere in un mondo così ostile?
L’essere umano, per un bisogno istintivo e prettamente naturale, si trascina nella vita di tutti i giorni per compiere quello che è il suo ciclo di vita. Non è assolutamente facile andare avanti per la propria strada senza fermarsi a riprendere fiato, ad ossigenare il cervello e riprendere piena coscienza di ciò che si sta facendo. Fermarsi è una soluzione che si adotta spesso, invece a volte dovremmo rivalutare quella di “pensare ad altro”.
Perseguire una passione non fa mai del male e questo disco mi ha obbligato a farmi la domanda iniziale.
“Ostile” è il primo disco da solista di Wolflow, nome d’arte di Gabriele LIvio, appartenente al crew Ruffnote, classe ‘92 di Ostia. Curato interamente dal produttore KoreKane, ci sono nel disco alcune tracce con diversi contributi da altri produttori come Depha Beat, DJ Brush, Nick Belane.
Il titolo del disco ci da subito una grande anticipazione sul progetto, visto il gioco di parole tra la provenienza dell’artista e la sua spiccata capacità di fare rap con stile, oltre al significato vero e proprio del termine. Ed è qui che entra in gioco l’ambiguità del nome dell’album, visto che per tutto la sua durata torna il concetto del rap come “arma”, “esercito” pronto a sbaragliare la scena.
In brani come “Cappadonna”, per esempio, il rapper si accosta al glorioso affiliato al collettivo Wu-Tang Clan, oppure in “DarkDamasco” , prodotto da Depha Beat, mi ha colpito molto il tono cupo e la crudezza delle immagini, prevalentemente collegate al mondo bellico e delle armi. Il disco è figlio della lunga tradizione underground rap tutta romana e dintorni e Wolflow riesce a combinare nella musica punchline e storytelling.
Infatti “Ostile” non è solo il prodotto di un ragazzo di periferia romana che vive il sogno di fare il rapper, è anche un punto di vista che il rapper ci fornisce nella sua visione del mondo, raccontando storie fittizie (“Storie di un Serial Killer”).
L’ostilità del mondo è ciò che lo ispira e la musica a volte si dimostra violenta e ostile per chi compete con Wolflow nel rap. In altre situazioni invece, la strumentale induce il rapper a prendersi degli spazi di riflessione e tutte quelle sensazioni che rendono l’uomo Gabriele più insicuro e fragile.
Una delle tracce più intime del disco è sicuramente “Dove non c’è Luce”, prodotta da DJ Brush. Il brano racconta del rapporto di Gabriele con le sostanze stupefacenti, un rapporto che come sempre toglie molto e porta problemi a chi si rende conto di esserci dentro con tutto sè stesso, anche se si vorrebbe cambiare.
Un disco che sicuramente non poteva avere la sua identità senza quelle tracce in omaggio alla zona e ai fratelli di sempre, che rappresentano il porto sicuro per Wolflow, quei ragazzi che ci sono sempre stati e che mai lo abbandoneranno.
“Municipio X” è sicuramente uno dei pezzi che rappresenta meglio questo concetto, una dichiarazione d’amore per la propria casa e per la propria musica, per quei ragazzi che accompagnano Wolflow nel sogno di farcela. Da sottolineare il featuring di Mir, che porta una varietà al pezzo molto importante per la sua totale riuscita, sia dal punto di vista metrico che musicale.
“Per la mia Gente” è il brano che meglio racchiude l’appartenenza per il suo crew Ruffnote, un brano che sembra astrarsi completamente dalla realtà e il tempo sembra quasi fermarsi. Un brano di vitale importanza per la lettura del disco secondo me, non è nemmeno casuale la sua posizione nella tracklist. Nonostante tutte le pericolose e impervie difficoltà che il mondo ci pone davanti, Wolflow ha una fedele alleata su cui tutti non possono contare, ma lui e i suoi ragazzi sì: la musica, l’unico segnale di speranza per tutti loro e per chi, come lui insegue un sogno.
In un mondo così ostile, secondo Wolflow e per quel che è la sua esistenza, si può sopravvivere facendo affidamento nella musica, anche se non porta al successo, perché la vera vittoria è quella di godere della stima della propria gente e di chi si rappresenta.
Per questo motivo, a volte, invece di fermarsi a riprendere fiato, è meglio pensare a qualcosa che ci faccia stare bene, come l’inseguire un sogno o una passione, l’unico rimedio per alleggerire il peso della vita.
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