Dopo molti anni di silenzio Rakim è tornato con un album che lo vede sia al mic sia nelle vesti di producer; motivo per cui il progetto è praticamente un EP solista, ma la quantità enorme di ospiti fa pensare ad un progetto collettivo e spiega da sé il titolo del disco: G.O.D.’s Network (Reb7rth).
I tappeti sonori che Rakim ha realizzato per l’album sono una rete luminosa che lega le rime e la vita dei numerosi ospiti come una rete di relazioni divine. Tant’è che, leggendo il titolo del disco, viene da chiedersi se non vi sia un gioco di parole, poiché quel network divino che rinasce potrebbe essere la rete di “gods” che rinasce rimessa insieme dai beats del rapper cinquantaseienne.
Infatti, la filosofia del movimento gnostico-esoterico noto come Five percent and the Nation of Gods and Earths, di cui Rakim è sempre stato un rappresentante, ritiene che in ogni essere umano vi siano dei talenti e dei saperi nascosti, e colui che riesce a conoscere sé stesso, comprende di essere divino a sua volta. In tal senso quando i rapper conscious come Rakim, o un mc a caso del Wu-Tang Clan, dicono “Wass’up my G”, quella G sta per God e non per Gangsta.
I numerosi ospiti: Kurupt, Masta Five, B.G, Hus KingPin, Compton Menace, Planet Asia, Nipsey Hussle, Kobe, Louis King, Sally Green, Snoop Dogg, 38 Spesh, DMX, Fred the Godson, Skyzoo, KXNG Crooked, Canibus, Chino XL, La the Darkman, Kool G Rap, Joell Ortiz, Tristate, Prodigy, X-Raided, Big Twins e Method Man, sono le divinità che fanno rinascere il network di Dio a cui Rakim non solo si sente sempre di appartenere, ma anche di riunire sotto la sua ala da leader.
Quel che rinasce con questo album non è tanto Rakim in sé, ma la rete di “Dei” che è costituita dall’intersecarsi e intrecciarsi delle rime e delle degli mcs, che portano il loro omaggio a colui che ha rivoluzionato il flow, iniettandovi dentro dosi massicce di free jazz.
G.O.D.’s Network (Reb7rth) è un titolo che porta con sé tutti gli elementi distintivi di Rakim Allah.
Rakim non è solo colui che ha sciolto la rigidità delle strutture metriche del rap, ma come dicevamo poco fa, è anche un fervente credente. Il 7 è un numero importantissimo per la Matematica suprema della 5% poiché è il numero che corrisponde a Dio, e soprattutto si riferisce all’uomo che è sul cammino dell’autoconsapevolezza.
The Nation of Gods and Hearts non è soltanto una riconcettualizzazione gnostica della religione islamica, ma implica una serie di elementi concettuali e precetti morali che hanno costituto le condizioni di possibilità per la creazione del Conscious-rap, cioè quel genere di rap che punta a rendere consapevoli i propri ascoltatori.
Rakim sembra essere tornato per rappresentare uno degli ultimi stendardi del consciuos rap, e vuole a tutti gli effetti riportare la sostanza nell’Hip Hop dimostrando a tutti che questa roba si può fare, al di là di qualsiasi moda e ostentazione. Come dice Rakim in “Now is the time”: Life ain’t a game but I’m winning, knowing my opponent is death.
La vita non è una gara ma ho già vinto, il vero nemico è la morte, così come un novello Socrate, Rakim riesce incatenare quel significante sempre fluttuante del nemico immaginario ad un referente più che concreto, reale e tangibile: la morte.
La morte è da sempre il nemico che desta l’essere umano dal sonno della ragione, perché se l’uomo si ferma a pensare alla morte e la metabolizza, non può che dare valore ad ogni minuto, ad ogni secondo come se fosse l’ultimo, perché ha preso coscienza che anche i momenti più insignificanti non torneranno.
Rakim è tornato e porta con sé un rap universale che vuole essere una palestra di pensiero e di autoconsapevolezza, non è un caso che il primo brano di G.O.D’s Network Reb7rth s’intitoli “Be ill”… essere malato.
Nessun commento!