Napoli è in fermento, e nessuno può ignorarlo. L’aria è tesa, il popolo è elettrico, come se qualcosa di grande stesse per arrivare, un evento che la città è pronta a rendere Storia. Un nuovo Rinascimento investe la città, che non riguarda solo le strabilianti capacità agonistiche degli undici sul campo del Maradona: Partenope è in prenda a una nuova primavera culturale che pervade qualsiasi forma espressiva. Da qui il debutto di Geolier nelle classifiche mondiali, “Mixed By Erry” e la colonna sonora di Liberato, “Mare Fuori“, come caso limite di una viralità che non si ferma. Napoli si esporta e si trasforma, invadendo l’immaginario – non solo – della Penisola tutta.
In questo contesto, dopo cinque anni di silenzio, Lucariello è tornato.
Quando un pezzo di Storia parla, è quasi un dovere inevitabile fermarsi ed ascoltare. E Lucariello, a Napoli, la storia l’ha fatta, pioniere indiscusso di Hip Hop quando questa cultura veniva stigmatizzata dai media generalisti. Lucariello torna, dopo un lustro che pesa come un macigno: dentro questa arco di tempo scorrono ansia, depressione, l’esperienza in politica, persone ritrovate e abbandonate. Da questo grumo di sangue e anima, nasce “Innocente”, il suo ultimo album.
“Innocente” è l’ultimo progetto di Lucariello, da venerdì 31 marzo disponibile ovunque.
Il disco proviene da un’emergenza espressiva forte, maturata nel tempo, alla luce di un’esperienza che lascia segni indelebili. Sto parlando dei momenti condivisi con i ragazzi del carcere minorile, dove Lucariello, in collaborazione con l’associazione “Crisi Come Opportunità”, ha costruito uno studio di registrazione in cui, da dieci anni, aiuta i ragazzi a registrare musica.
“E’ sto verenn’ e’ crescer’ comm’ auciell,
‘E Cose Bell – Lucariello (Innocente, 2023)
luntan d’e’ cos’ bell,
ind’a ‘nu post’ brutt’ senza affett’ e senza cielo”
In “’E cose bell”, singolo che ha anticipato “Innocente”, così Lucariello ci racconta dei suoi ragazzi, uccelli privati della libertà, esiliati da una realtà che ha precluso loro la bellezza. È proprio dietro queste “cose belle” che si cela l’innocenza che Lucariello ci racconta nelle 13 tracce del suo album: un’innocenza che non è legislativa, ma morale, una condizione di purezza e autenticità, quasi infantile. Lucariello scagiona colpevoli legali, per trasformali in soggetti senza colpe: sospende un giudizio, un verdetto, una pena, di fronte alla musica, che colpe non può averne e innocente, quindi, lo è di natura.
L’artista partenopeo struttura un disco che si avvicina quasi ad un concept album per quanto è stringente la sua coerenza interna. Difatti, il tema dell’innocenza si sviluppa lungo tutto il progetto assumendo nelle 13 tracce forme e sfumature diverse: se l’essere senza colpe è la ricerca disperata di un verità profonda in un mondo di apparenze e sovrastrutture, in “Innocente” Lucariello cerca l’innocenza fuori da sé, in brani come “Africa Twin” (prodotta da un incredibile Don Joe) e “E’ cos bell”, tra storie crude di vita e di asfalto, tra vite difficili, spesso ingiustamente condannate; ma l’artista cerca l’innocenza anche dentro di sé, consegnando all’ascoltatore la sua storia, la sua autenticità e la sua purezza. E lo fa anche attraverso l’amore.
Per tutto il disco, infatti aleggia un sentimento d’amore pulsante, ora romantico ora tossico e contrastivo. Nella sua rassegna, Lucariello sembra scagionare prima tra tutte la passione amorosa e il sesso, che puri per natura, non possono avere colpe. E quindi l’ascoltatore attraversa “Tempesta”, dove, su un beat caldo, tra soul e hiphop, emerge una storia d’amore erotica nella sua carnalità; “Innocente” (in collaborazione con Oblio e Volturno, due giovani emergenti dal passato difficile) dove la relazione diventa una gabbia di rancori e rimorsi mai espressi; e “Siberia”, in cui, su un beat drill malinconico, si staglia il ritratto di una donna bellissima quanto gelida. In tutti i brani, l’amore, con tutti i suoi sentimenti satellite, sembra la palestra dei sentimenti veri, ad alta frequenza.
In questo tribunale emotivo, dove la ricerca dell’autentico è l’unica certezza, tra gli imputati ce n’è uno che sembra mettersi più in gioco di tutti: il primo ad essere giudicato, il primo innocente, infatti, è Lucariello stesso. Il rapper, nel corso delle 13 tracce, si attraversa e ci conduce in un viaggio negli abissi della sua psiche. E così in “Notte”, è l’artista stesso a rispondere alla domanda:
“pché ind’ ‘e canzon’ so’ semp accusì infam,
Notte – Lucariello (Innocente, 2023)
se po’ ind’ ‘a vita reale so’ accusì solar’?”
Dietro ad un tormento interiore che non ha riposo, Lucariello rifiuta la finzione della luce, e abbraccia l’autenticità della notte senza luna, che, per quanto oscura, rappresenta l’unico baluardo di verità.
Nonostante la forte dose introspettiva del disco, Lucariello non abbandona mai le proprie radici hiphop. L’album infatti, suona autenticamente rap, non rinunciando ad episodi più aggressivi, in pieno stile doppia HH, dove l’egotrip e la rime la fanno da padrone. “Tornado”, “Nucleare” e “Ring”, ci restituiscono un Lucariello irriverente e crudo, tra incastri e punclines. Il rap, nonostante nelle metriche conservi il suo sapore più classico, strizza l’occhio a episodi più sperimentali (grazie alla collaborazione del producer emergente Drew Trax), in cui la drill incontra il soul e il jazz rap, in atmosfere aggressive e eleganti allo stesso tempo.
“Innocente”, è il ritorno di Lucariello, un progetto che trasuda l’esperienza di un pilastro della cultura di strada, in un lavoro che fonde l’aggressività della strada con la delicatezza di una profondità introspettiva abissale. L’innocenza è una condizione universale, che va oltre le carceri, oltre la criminalità, un ritorno ad un’infanzia che sembra costretta a perdersi nell’ipocrisia del presente, ma che lotta per sopravvivere. Come un fiore che sboccia sul cemento.
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