Qualche anno fa Rosa Luini, in arte Rose Villain aveva fatto a tutti e tutte noi una promessa: «Le cantanti urban sono pronte per fare il culo ai maschietti».
Di avere talento Luini, classe 1989 ma molti anni di studio alle spalle, ce lo ha dimostrato innanzitutto con gli svariati singoli e feat che compongono la sua carriera, e che guardati dall’alto diventano tasselli a comporre il suo grande puzzle, quello dell’album, il primo probabilmente di una lunga serie.
“Radio Gotham” ha infatti aperto questo nuovo anno, portando il pubblico ad immergersi completamente nelle mille sfumature di Rose Villain, che fino a quel momento si potevano solo intravedere. Di “Radio Gotham” si è parlato molto, di Rose Villain ancor di più, come se l’industria musicale, ma soprattutto i fruitori e le fruitrici, si fossero risvegliati da un lungo sogno, fatto di grattacieli newyorkesi, orizzonti tempestosi e una voce ammaliante, con un’illuminazione: quella del suo volto fra i nomi del rap italiano.
Rose Villain sa quello che vuole ed è consapevolissima del proprio posto nella scena, eppure fra i numerosi elogi e applausi, vi è stato più di qualcuno che si è ritenuto deluso e le ha levato l’etichetta di rapper per considerarla “un’artista che sa (anche) fare rap” (che più o meno è la stessa cosa, ma porta a galla un sottotesto importante, quello della difficoltà assurda di considerare a tutti gli effetti una donna “degna” della nomea di rapper con la stessa facilità con cui lo si fa con un uomo).
Ecco che allora “Iron Maiden“, freestyle della regina di Gotham per il nuovo episodio del Red Bull 64 Bars e costruito sopra un beat gigante opera di Miles, produttore della Machete conosciuto in precedenza come Young Miles, diventa una ancor più schiacciante prova che invece sì, Rose Villain è una rapper e “il culo ai maschietti” lo fa senza alcuna difficoltà.
Il pezzo per Red Bull 64 Bars, pubblicato il 20 febbraio è un concentrato di energia esplosiva, frecce avvelenate e molta tecnica, ingredienti che, mescolati con il lavoro del producer romano, con cui Rosa già aveva fatto squadra per la realizzazione del suo singolo “Bundy”, creano una ricetta che va a segno.
Rose Villain ci convince di come sia davvero “pussy o’ clock”, lasciando in panchina la sua voce da sirena per affondare gli artigli su una base caleidoscopica che attraversa diversi generi, dalla drill all’hardcore, muovendosi dentro le vari sfumature della dance.
Insomma una base sopra la quale per starci serve talento, preparazione e una buona dose di cazzimma che solo una donna può sprigionare, da sempre e in qualsiasi ambiente costretta a lottare doppiamente per ottenere rispetto e giusta rappresentazione. Questa nuova “puntata” di Red Bull 64 Bars, rimette in luce il pezzo di un’altra donna ad aver partecipato al progetto.
Sto parlando di Beba, il cui “Wimbledon” , uscito nel 2021 e il cui beat venne prodotto da Dat Boi Dee, aveva già fatto tremare i nomi degli altri protagonisti della stagione con le proprie barre incisive e di altissima qualità. Roberta Lazzerini, in arte appunto Beba scrive: “Se pensi che una donna non dovrebbe fare il rap /Non hai mai visto una rappare come me”.
Ecco, nonostante Wimbledon e Iron Maiden siano due realizzazioni molto differenti, di certo hanno in comune una palpabile grinta e necessità di rivalsa che condiscono due validissimi prodotti che fra tecnica, flow, dinamica e lo charme che indiscutibilmente caratterizza le due artiste, meritano un posto nel panorama urban italiano.
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