“Eccomi lì, a parlare per l’ennesima volta di un nuovo disco, cercando di convincere e di convincermi che sono ancora in grado di rappare, e poi vale ancora la pena rappare per me? Insomma, ho quarant’anni, il rap è una cosa per ragazzini, in Italia è una cosa per ragazzini, e io non parlo di locali e di belle serate o di vestiti firmati; la mia roba è molto più profonda del rap; quindi, preparati a criticare perché io sono il rapper più odiato d’Italia, ma io vi amo!”
Fabri Fibra – Intro (Fenomeno, 2017)
Quando approdò in major con “Tradimento”, dieci anni prima dell’uscita di “Fenomeno”, la catchphrase dell’intera manovra era “Io Odio Fabri Fibra”. Una decade dopo troviamo un Fibra che riflette su quell’odio, forte di averne fatto la sua corazza, e che risponde al pubblico con quella che potremmo definire una dichiarazione d’intenti più che d’amore.
Questo disco avrà qualcosa di diverso dagli altri, “quindi preparati a criticare”, ma cos’è che rende “Fenomeno” così diverso?
Il disco e l’intera operazione “Fenomeno” (composta dal disco, la sua repack “Masterchef” ed infine la raccolta “Il Tempo Vola”) sono un inusuale viaggio nel passato di Fabri Fibra. Non si critica il suddetto, né lo si celebra; il viaggio non è una corsa in auto da Milano a Senigallia e neanche una visita al museo del Fibroga, è una lenta passeggiata in cui Fabrizio parla ai suoi fan ed a se stesso e insieme tirano le somme su quel che è la vera storia di Fabri Fibra.

“Fenomeno” arriva in un momento particolare per la musica italiana. Era appena finito il 2016, la scena era irrimediabilmente cambiata, il quasi irrealizzabile sogno di diventare famosi, che aveva cambiato così tante vite, si era fatto concreto, si era aperto a molti, non era più impensabile camminare lungo il tappeto rosso al fianco dei grandi. Ed è proprio sul “Red Carpet” che Fibra fa iniziare le danze, o meglio, che inizia a decostruire la figura del rapper.
Il tappeto rosso delle grandi prime diventa qui la gabbia di uno zoo, l’artista lo percorre da solo bersagliato da domande e flash. Il brano ci descrive, a dispetto di un beat festoso e celebrativo, il disagio di essere al centro dell’attenzione e la preoccupazione verso coloro che sognano di essere in quella posizione, senza sapere davvero com’è essere soli in mezzo alla gente.
Subito dopo abbiamo la title track, il cuore, insieme ad “Il Tempo Vola”, dell’intero progetto. “Fenomeno” è una hit particolare; assolve egregiamente alla sua funzione di brano cantabile e ballabile dal sapore nazionalpopolare, ma riesce nell’intento pur non essendo una hit radiofonica in senso stretto.
Il brano è un rework de “La Cosa più Facile”, pubblicato nel 2004 all’interno dell’EP “Lato e Fabri Fibra“, pezzo ironico che rifletteva sulla volontà da parte dei giovani artisti emergenti di “fare il Fenomeno”, insomma di strafare, pur di avere i famosi quindici minuti di notorietà.
Non è la prima volta che Fabri Fibra fa una cosa del genere, la stessa “Tranne Te”, forse il suo successo più dirompente, si rifà allo skit che apre a “Non Fare la Puttana” (“Ue Fibra, non fare la puttana, lo fanno tutti tranne te”).
Se nel 2011 il gioco era semplice, prendere una citazione che attacca i rapper venduti e commerciali per realizzare quello che nel momento della sua uscita era il brano più commerciale del rap italiano, stavolta è più fine l’intento. Le strofe di “Fenomeno”, al di là di una critica al mercato musicale, non dicono quasi nulla; l’intero contenuto del brano è nel bridge e nel ritornello stesso. Ormai Fibra è arrivato, non gli serve impegnarsi, come dice lui stesso:
“Parlano i testi
Fabri Fibra – Fenomeno (Fenomeno, 2017)
Perché non contano le parole, contano i fatti
Anzi, facciamo un selfie
Perché non contano le parole, contano i fan”
Contano quindi i numeri, il seguito, l’umanità, non ciò che scrivi. Infatti le due strofe non fanno altro che alternare punchline, tra l’autocelebrazione e la critica musicale. Finché, nella chiusura della seconda, la base rallenta e ci viene detta quella che è la verità secondo Fibra su cosa è successo in questi anni e perché siamo qui ora:
“Il mondo è cambiato
Fabri Fibra – Fenomeno (Fenomeno, 2017)
Da quando è arrivato il porno amatoriale
Gli attori non sono più dei veri attori
Così tutto il resto è andato a puttane”
Subito dopo parte lo skit “Il Tempo Vola”, una suite malinconica dove ci viene solo ripetuta una verità, ovvia certo, ma sempre dolorosa: Il tempo vola. Passano gli anni e siamo diversi, la musica è diversa, le nostre idee ed ovviamente lo stesso Fabri Fibra è una persona diversa. Ma ci torneremo a tempo debito.
Per ora il nostro viaggio continua riflettendo in modo amaro sul successo con la meravigliosa “Money for Dope 2017” prodotta da Bassi Maestro su campione di “Money for Dope” di Daniele Luttazzi.
Quella qua presente è una delle tre colonne tematicamente portanti, ossia la narrazione sul “successo amaro”. Questo è un tema ricorrente di Fibra, forse uno dei suoi punti di forza per i suoi fan più affezionati: la consapevolezza di essere arrivati, ma allo stesso tempo l’angoscia dovuta alla vita che batte cassa e ricorda al Tarducci tutto ciò che ha perso, sacrificato e lasciato per strada.
In “Money for Dope 2017” abbiamo il Fabri Fibra artista celebrato che da un attico dorato a Milano urla al se stesso ancora umano e chiuso da solo nel suo appartamento di non dar per scontato il denaro, che è allo stesso tempo la cosa più futile ma anche più essenziale della sua vita.
Un altro cardine del disco è, come ormai sarà ovvio, il racconto del sé passato. Questo avviene in due modi, come abbiamo visto fin’ora, in maniera metatestuale, ma anche in modo più classico, come in “Stavo Pensando a Te”: una storia di perdita, non solo di un amore, ma di una prospettiva diversa.
Fibra ha perso, forse per paura o per trauma, la possibilità di farsi una famiglia o qualcosa di simile. La solitudine pervade un brano così intimo e doloroso che fa più male ad ogni ascolto. Questo sentimento malinconico esplode nella traccia più sperimentale del disco: “Le Vacanze”.
Se “Tranne Te” e “Fenomeno” erano hit al contrario, “Le Vacanze” è l’anti hit. Un beat quasi Lo-Fi che non esplode mai ci accompagna mentre Fibra riflette (e ripensa) alle vacanze, a come sono cambiate rispetto a quando era bambino e come ora le ferie non siano più liberatorie ma quasi angoscianti. Siamo seduti con lui a Senigallia a settembre, il sole sta tramontando ed i nostri amici stanno tornando a casa, tra poco si tornerà alla vita vera e con amarezza, ripensiamo alle vacanze.
Il disco poteva concludersi qui ed essere un’opera riflessiva e completa, ma manca qualcosa. Nel corso della sua carriera Fibra ha sempre parlato della sua infanzia e della sua famiglia, ma sempre in modo vago, a volte contraddicendosi, senza mai andare in fondo. Fin’ora.
“Nessun Aiuto”, dedicata al fratello Nesli, e soprattutto “Ringrazio”, sono il colpo di scena alla fine del film. È il momento in cui alla fine de “I Soliti Sospetti” scopriamo l’identità di Kaiser Shoze.
“Perché sono così cattivo? Non c’hai mai pensato?
Fabri Fibra – Ringrazio (Fenomeno, 2017)
Non sai cos’ho passato,
non te l’ho mai spiegato”
Fibra, o meglio, Fabrizio, nella più onesta delle sedute di psicanalisi che si possa concepire all’interno di un disco, parla a sua madre. Ma non lo fa con affetto, con una retorica che proprio in quegli anni esploderà, lo fa con cattiveria, con odio, con rabbia, le stesse emozioni con cui è stato cresciuto e che hanno reso Fabrizio Tarducci Fabri Fibra, il rapper più odiato d’Italia.
Ascoltare “Ringrazio” è come rendersi conto di aver sempre guardato dei dettagli di un meraviglioso affresco senza mai, almeno finora, aver fatto quel passo indietro per assistere all’insieme. Un insieme doloroso, sporco, ferito e disturbante, che però in più di vent’anni di carriera Fabri ha reso armonioso e coerente, trasformando il suo dolore in arte e rendendo reale il mondo immaginario che si è costruito e dove si rifugiava. “Ringrazio” è la dimostrazione che l’arte salva la vita.
Prendiamoci una pausa, che viaggio che abbiamo fatto, il disco è finito, ma non il nostro discorso, e neanche quello di Fibra se è per questo.
“Fenomeno” avrà, come anticipato prima, due espansioni: “Fenomeno: Masterchef” e “Il Tempo Vola 2002-2020”.
Prima abbiamo definito “Fenomeno” ed “Il Tempo Vola” i due cuori dell’operazione. Se per “Fenomeno” i motivi sono già lampanti per “Il Tempo Vola” bisogna fare un passo in più.
All’interno di “Masterchef” è presente la versione estesa de “Il Tempo Vola”, dove davvero vengono tirate le somme sulla carriera del nostro. Quel che era un semplice skit diventa un brano dal retrogusto anni novanta che va a celebrare, ricordare e soprattutto metabolizzare i precedenti lavori di Fabri Fibra.
Le cose vanno come devono andare
Fabri Fibra – Il Tempo Vola (Extended Version) (Fenomeno, Masterchef EP, 2017)
Il tempo decide per noi e non è mai il contrario
Non sono più quello di Turbe Giovanili
Non sono più quello di Mr. Simpatia, mi dispiace
Non sono più quello di Tradimento
O di Bugiardo, Controcultura o Guerra e Pace
Non sono neanche più quello di Squallor
E non sarò neanche più questo qui, si va avanti
A forza di stare in mezzo agli squali
Sono cambiato si, come tutti quanti
Ovviamente quest’espansione non ha solo un brano rilevante, abbiamo il Remix de “Le Vacanze” ad opera del compagno di mille beat Big Fish, CVDM che prosegue la storica saga di coppia con Bassi Maestro (composta da “SIC”, “SAIC” e “INTI”) e la traccia con la quale molti di noi hanno scoperto quello che diventerà il due volte vincitore di Sanremo, “Luna” con Mahmood.
“Il Tempo Vola” diventa quindi una traccia vera e propria, riproposta poi nella compilation “Il Tempo Vola 2002-2020” dove viene addirittura promossa a Title Track.
“Il Tempo Vola 2002-2020” non è però una semplice compilation di successi, c’è un motivo se l’ultimo brano edito presente è “Alla fine di Tutto Questo” (“Chi vuol essere Fabri Fibra?”), c’è un filo rosso che collega tutti gli inediti (ben 7) e c’è un motivo se a chiudere il progetto c’è “Fenomeno”. Ma non quella che conosciamo, il testo è diverso, ed anche il senso del brano. Fibra dopo vent’anni fa una cosa che non faceva da “Turbe Giovanili”, non parla agli Italiani, al suo pubblico o ai discografici, parla a se stesso e si dà un monito:
“Ho preso l’auto nuova
Fabri Fibra – Fenomeno – Early Demo (Il Tempo Vola 2002-2020, 2019)
Questi mi guardano brutto
Prima che passi la moda
Vedrai, mi rubano tutto”
La nuova generazione sta arrivando, Fibra lo sa e lo accetta. Ora finalmente non ha più pesi dentro di sé ed è pronto a passare la palla. Fabri Fibra ha aperto tante porte con la sua musica, ed ha salvato tante vite, per cominciare, la mia.
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