Recensione di Miguel
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Iniziare con una citazione è una pratica molto diffusa, si attrae subito l’attenzione dando al fruitore del prodotto qualcosa di conosciuto e assodato ed è proprio quel che fa Mudimbi nell’intro di “Miguel, Je Suis Desolè” , ma c’è una differenza.
Tendenzialmente si utilizza la citazione altrui per dar forza al nostro discorso, nel caso in esame invece, accade l’opposto: Mudimbi si autocita, però demolendosi e rinnegando completamente il suo percorso artistico nel periodo Sanremese, ma prendendosi delle rivincite.
“Ho fatto la puttana, era meglio lo schiavo“
Il Mago, suo cavallo di battaglia nel periodo di massimo successo, oltre che per il contenuto apparentemente semplice leggero del testo, veniva criticata anche per un uso quasi onomatopeico delle rime e dei ritornelli considerati “troppo cantati”.
Stilemi tecnici che però non vengono rinnegati, anzi addirittura ampliati, ma stavolta, vuoi per l’attenzione mediatica inferiore, vuoi per un linguaggio molto più crudo, non hanno subito le stesse critiche, anzi, chi definiva Mudimbi “un cantante per bambini” lo ha fortemente rivalutato.
Su un campione di 24 persone, 18 hanno affermato di non apprezzarlo, pur non avendo sentito le tracce di Miguel ma soffermandosi sul periodo mainstream. Di quelle 18, dopo l’ascolto di “Ballo“, 16 hanno affermato di averlo rivalutato e di essere propensi all’ascolto del disco. Seppur esiguo, il campione denota come Mudimbi sia riuscito a trovare la via per farsi apprezzare, pur non tradendosi stilisticamente.
Si può dire che dopo aver vissuto un sogno, ora si sia svegliato e sia pronto a realizzare quel sogno, ma credo che sia meno onirica la situazione, non si trattava un sogno, ma più di una paralisi nel sonno, dalla quale ora che si è ripreso, può iniziare la lunga scalata verso il suo obbiettivo.
In Miguel non si tratta di una storia di redenzione, siamo in una storia con i toni della nuova Hollywood, il protagonista è un eroe dei perdenti, che non ha vinto, ma ha avuto la sua rivincita.
Mudimbi è il Rocky della musica italiana, più simile a un Travis di Taxy Driver, che a un Luke di Guerre Stellari.
Non si presenta come un vincente e non pretende di esserlo, ad un primo impatto si può notare un operazione simile a quella adoperata da Fabri Fibra con “Mr. Simpatia”, ma in realtà è un analisi molto più profonda quella adoperata, dove si tende a mostrare un lato più vulnerabile e personale.
Grazie Mudimbi, per essere l’eroe di noi perdenti, la sua rivincita è la rivincita di tutti coloro che hanno saputo guardare oltre.
Non terminano qui i ringraziamenti, ringrazio il mio collega Marco Palombelli per avermi dato l’ispirazione sulla struttura dell’articolo ed avermi dato la sua benedizione, ed approfitto per dichiarare la mia infinita stima nei confronti di una persona, prima che di una penna, fantastica, che per me sarà sempre il benvenuto in redazione.
Ringrazio anche il gruppo su cui ho effettuato il campione, ragazzi appasionati di musica rintracciati per tutta l’Umbria, che restaranno anonimi per una questione di omonimia con un gruppo facebook molto popolare.
Di Giordano Conversini.
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