“No Stress” è l’attesissimo joint album di Irama e Rkomi, chiariamo subito che il progetto musicalmente parlando può piacere o no ma sicuramente l’inedito e inaspettato duo ha destato la curiosità di tutti. L’apparenza spesso inganna e infatti i due hanno più cose in comune di quanto ci si possa aspettare.
La storia di Rkomi è ben nota; partito come enfant prodige della scena con “Daisen Sollen” è stato uno dei gamechanger nell’anno zero del rap italiano: il 2016. Anche se, il suo capolavoro è senza dubbio “Io In Terra”, una delle prove più mature negli anni dell’ascesa della trap italiana. Ma poi? Poi sono arrivate le scelte, un cambio netto, verso un modo di fare musica più deglutibile dal grande pubblico, un’inversione a U che certamente ha diviso i fan più radicali ma che sicuramente ha fatto breccia nei cuori di moltissimi nuovi fan, ma su questo ci ritorneremo più avanti nel corso dell’articolo.
Irama invece, a livello di immagine sembra aver fatto il percorso inverso; infatti, i talent a volte più che un trampolino di lancio sembrano una condanna, i cantanti sfornati dagli show musicali molte volte (a torto o a ragione) vengono considerati industry plant di grandi case discografiche lanciati con il solo scopo di vendere quanto più possibile nel più breve tempo possibile. Irama nel corso degli anni ci ha dimostrato la fallacia dei pregiudizi (mea culpa Irama) dimostrandosi abile in una grande varietà di generi, in particolar modo con il 64 Bars di Red Bull ha fatto capire di cavarsela anche nel rap.
Al netto di tante critiche però, la coppia IraRkomi (o Rkomama) funziona: “No stress” esprime perfettamente l’insostenibile leggerezza dell’estate. Un progetto pieno di hit antistress che tentano di liberare la mente dai furori invernali per vivere al meglio la spensieratezza della stagione. L’esperimento, in alcune tracce come “Hollywood” e “Petrolio” sembra riuscito, in altre invece la ricerca della hit estiva appare troppo manieristica e ossessiva andando a logorare la fluidità del progetto che comunque rimane di ottima qualità. Sebbene No Stress sia un disco che strizza molto l’occhio al pop più mainstream il rap è quasi sempre presente, sopratutto nelle strofe di Rkomi.
Nonostante questo, però la vera pecca del disco sembra essere proprio Rkomi: nelle strofe non è sempre brillantissimo e nei ritornelli viene sempre surclassato dalla forza musicale di Irama che invece sembra essere molto più a suo agio sulle strumentali. In un disco stracolmo di tracce che variano dal pop al reggaeton, passando per i synth anni ’80 (ritornati in vita come in un film di Romero) la vera hit sembra essere quella dalle tonalità più rap: “Figlio Unico” featuring Kid Yugi e Ernia.
La traccia è un emozionante racconto degli esordi nel mondo musicale, dei primi momenti, di quando ci sente speciali e di conseguenza un po’ figli unici. In Figlio Unico Rkomi ci dimostra di saper ancora rappare discretamente e proprio la sua strofa può aver alzato un polverone sull’intera scena rap italiana. Dopo un rapido beatswitch, Mirko torna a rappare a distanza di anni, ma più che un ritorno le parole di Rkomi sanno di un definito addio al genere che l’ha lanciato:
“Lascio il rap prima che diventi pop/
Figlio Unico – Rkomi & Irama feat. Ernia, Kid Yugi (No Stress, 2023)
Prima che lo faccia te, prima che sia un bel cliché”.
Rkomi rimette sulla scena i fantasmi del passato cercando di rispondere alle accuse della scena e del suo vecchio pubblico che lo vorrebbe vedere in contesti musicali diversi, una dichiarazione di intenti che designa la nuova poetica di Mirko. In particolar modo attacca la scena rap troppo ancorata a vecchi stilemi, all’incapacità di alcuni artisti di rinnovarsi e forse anche la tendenza a essere ritornati a sonorità più old school: “Il rap di oggi è un parente troppo ripetitivo/Sfrutta vecchie esperienze perché non ha più teorie”
Rkomi in Figlio Unico sceglie la coerenza di parlare di sesso piuttosto che “parlare del quartiere coi milioni nell’home banking” e cerca di chiarire alcuni punti grigi della sua carriera come il cambiamento di cui parlavamo all’inizio e in particolare mette in luce alcune problematiche e ambiguità della scena rap su cui noi da sempre ci interroghiamo. Mirko però, come si suol dire “scaglia il sasso e nasconde la mano”; non dà alternative chiare alla monotonia del rap, e anzi il suo nuovo modo di fare musica non è sicuramente la soluzione, fare pop non può ma soprattutto non deve essere percepito come un’evoluzione rispetto al rap.
In conclusione, No Stress è sicuramente un album che si fa ascoltare, ma Figlio Unico fa da buco nero catalizzando su di sé tutta l’attenzione; le parole di Rkomi sono un elefante nella stanza troppo grande per non essere notate. Di conseguenza: Rkomi ha ragione? Se il rap è monotono, qual è l’alternativa? Come si può rinnovare un genere per sua natura “quadrato” senza scadere nella banalità da hit parade?
A queste domande non ci può essere una risposta univoca e la presunta “evoluzione” di Rkomi può essere discutibile o meno, ma come già detto in numerosissimi articoli, banalizzare un genere dietro la maschera dell’evoluzione artistica non può essere la soluzione.
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