Trattare un’opera seminale come il primo “Quello che vi consiglio” non è semplice
Al di là del progetto in quanto tale, va considerato il suo ruolo all’interno della carriera di Gemitaiz: uno starting point ideale per coloro che lo scopriranno coi capitoli successivi della saga, un primo trampolino per lui che si vedrà riconoscere un talento che la dinamica di gruppo aveva forse lasciato sottotraccia e soprattutto la prima boccata d’aria fuori dal circuito ristretto dove anche “mille download in due settimane” facevano slogare la mascella.
Allo stesso tempo però, come ci suggerisce lo stesso Gemitaiz, va “trattato come un figlio“, quindi irritabile, irrequieto, che urla e sbatte e i piedi, che morirà pur di strillarci in faccia la sua idea, ma che allo stesso tempo è pieno d’amore, ingenuità, curiosità e voglia di divertirsi. E dentro c’è tutto questo, basta seguire il consiglio del nostro e ce lo possiamo trovare.
“Frate’, questo è quello che vi consiglio
Gemitaiz – intro (quello che vi consiglio vol.1, 2009)
Tratta ‘sto mixtape come un figlio
Perché è nervoso e se non sai da che parte prenderlo nella vita può causarti solo scompiglio”
Accettare il joint che Gemitaiz ci offre nella copertina ci catapulta all’interno di una Roma mai vista. Lo scenario che si staglia è caotico, respiriamo l’aria consumata e arsa dal fumo del bunker studio di 3D anche lungo i vicoli della capitale, raccontati in un modo allora totalmente inedito.
Il rap che ci viene proposto nella prima parte della carriera del De Luca è un ibrido tra il grande rap americano di quegli anni, su tutti Eminem, con il culto della tecnica e dell’extrabeat, con quel che si era fatto nella capitale nel decennio precedente dai Colle der Fomento e soprattutto dai Cor Veleno.
Abbiamo quindi una scrittura estremamente concettuale, che ci tiene a raccontare qualcosa e che vuole trasmettere qualcosa. Le punchline vengono ridotte all’osso e quelle che rimangono sono strumentalizzate alla narrazione o alla spiegazione di un concetto.
Il voler comunicare con l’ascoltatore è quindi prioritario, talmente tanto da ricorrere ad ogni escamotage possibile per tenere l’attenzione alta.
Uno su tutti, il prolungare la rima conclusiva per accrescere l’aspettativa verso la soluzione della proposta e ricorrere alla rime interne per ritmare il brano.
“Perciò non me di d’esse sempre positivo
Gemitaiz – Basta feat. Etto (Quello Che Vi Consiglio Vol. 1, 2009)
Co la musica cerco d’esse propositivo
E se me dici il perché del mio stato compositivo
Non c’è niente di meglio che essere così vivo”
“Ma quale spacca, il fatto è che la gente de mo è matta
Gemitaiz – Top Of The World (Quello Che Vi Consiglio Vol. 1, 2009)
Se guarda troppi film e la realtà s’è scordata com’è fatta
Da un po’ d’anni la gente è tutta rimasta attratta
Dalla felicità, che ormai è diventata una cosa astratta”
Questo comporta un allungamento delle barre che ha due conseguenze: una stilistica ed una pratica. Se c’è bisogno di arricchire la barra di rime interne, queste devono essere più lunghe e prestarsi all’inserimento dei foni richiesti, quindi si sceglie un linguaggio estremamente didascalico, tecnica già usata dai Colle, che a sua volta genera due effetti: dà un accesso coerente ad un vocabolario più ampio che in un “linguaggio di strada” stonerebbe e rafforza l’intento di voler comunicare col fruitore.
Sul piano pratico, invece, banalmente va accelerata la rappata, ed anche qua la cosa viene furbescamente strumentalizzata, rendendo il rappare veloce anche al di fuori dell’extrabeat (ed il dominare questi ultimi) uno dei punti di riconoscimento di Gemitaiz.
“Ho puntato tutto sul rap, esprimere l’emozioni (Seh)
Gemitaiz – Sperare (Quello Che Vi Consiglio Vol. 1, 2009)
Descrive le condizioni per scrivere le canzoni (Seh)
Provo a rivive’ le sensazioni e riscriverle in mezzo ai suoni
Per farti sorridere in mezzo ai tuoni (Ah)
Provo a evade’ dalle prigioni
Scavo tunnel col cucchiaino quando spengono la luce fuori (Ah)”
L’importanza del beat jacking nella saga “Quello che Vi Consiglio”
L’altra grande cifra stilistica del rapper romano è il beat jacking, ovvero l’utilizzare integralmente beat altrui quasi remixando la canzone. Il famoso “usare basi americane” per capirci. Su quest’operazione all’interno dei mixtape vi rimando all’esaustiva analisi effettuata da Riccardo.
Restando nel nostro campo di lavoro possiamo segnalare come anche quest’operazione contribuisca a tenere alta l’attenzione, permettendo a chi ascolta di giocare a riconoscere il brano originale ed a dimostrare quanto amore ci sia per la cultura d’origine, reso poi anche lui evidente e didascalico nel brano “Tribute”.
All’epoca questa tecnica non era ben vista da molti nella scena e Gemitaiz divenne un po’ il bersaglio di queste critiche, sebbene altri artisti come Jesto, Rancore o lo stesso Canesecco (qua presente in veste solista nel brano “Cattivo“) utilizzassero il beat jacking. Gemitaiz però sarà il primo a giocarci così tanto, rendendo lo stesso titolo, “Quello che vi consiglio“, un doppio senso, che si lega sì alla title track, ma anche a “le canzoni che ho usato sono quelle che vi consiglio“. Per dovere di cronaca segnalo che “Me Basta Questo” è l’unico brano con strumentale originale, realizzata da 3D.
“Complotti nelle jam, nei contest e nelle battles
Gemitaiz – La Penso Così (Quello Che Vi Consiglio Vol. 1, 2009)
E ancora mi chiedono perché io non partecipo
Perché dal primo Fat Roma Freestyle non l’ho più fatto
Perché il giudice di rap confronto a me ne sa un decimo
E ancora sento voci che mi dicono: “ma la base è americana…”
Quando smetteranno di fare cose belle come queste la smetterò
E se non smetteranno penso d’essemela meritata”
La penso così
Prima ho definito questo mixtape uno starting point ideale per approcciarsi a Gemitaiz, ma questo non vuol dire “da qua in poi“, bensì “questo è l’ingresso, scegli tu dove guardare“.
In “34 Rime pe Spiegatte quanto sei bianco” prosegue un dissing con Noyz Narcos già avviato dal brano “Accannate”(qua citato). Oppure, come detto prima, è presente Canesecco, storico collaboratore di Gemitaiz all’interno dell’extreme team.
Quindi “Quello che vi consiglio” non è un colpo di spugna, quanto più una mano di cera che fa risaltare il passato e ci introduce nel roboante futuro che sarà: qua nasce la storica saga “Veleno” con Madman, la tradizione del regalo di natale, il “Vai Falviè mannala“. Gemitaiz riesce a costruire un’intera mitologia in un solo disco ergendo muri sulle fondamenta già presenti senza distruggerle.
Quel che ci consiglia quindi Gemitaiz cos’è? Ascoltare i brani che ha sfruttato? O “appendere il microfono nel ripostiglio”, come suggerisce nel finale della title track?
Io credo che il vero consiglio sia lo skit con il quale viene chiuso il disco. (C’è una Ghost Track in realtà)
“Dovete comprà i dischi, ma quando escono i nostri eh!
I nostri, quelli della TDC, quelli dell’AltoEnt, la gente de Roma
La gente giovane de Roma, quella che sta a fa a musica mo, che se stà a sbatte da 10 anni, pe avecce un po’ de credibilità e un po’ de rispetto, da persone molto più grandi e più adulte”
Un’invito ad ascoltare e supportare la musica indipendente, scoprire, supportare e soprattutto amare la musica. Questo è quello che Gemitaiz ci consiglia.
“Quindi oh, speramo bene, io la recensione mia l’ho fatta… fanculo!“
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