Venerdì 7 Luglio è uscito il nuovo disco di una delle personalità più interessanti e camaleontiche della nuova scena Hip-Hop italiana: si tratta di Tony Boy rapper classe 99 di Padova.
Il disco in questione, “Umile”, non poteva uscire in un momento storico migliore di quello che stiamo vivendo: una boccata d’aria fresca in un momento in cui la scena – per così dire – “consolidata” intrattiene a stento, ma salvo dei casi specifici, non risulta essere abbastanza incisiva per chi ascolta questo genere da prima che diventasse realmente mainstream.
Per fortuna, dai meandri più oscuri dello Stivale sono emersi dei giovani ragazzi che con umiltà e passione, si stanno caricando sulle spalle il peso di portare avanti la credibilità e gli elementi cardine del genere. Tra di loro troviamo proprio Tony Boy. Chiamarlo emergente ora può diventare leggermente stringente e faticoso.
“Umile” rappresenta forse il suo lavoro maestro, quello con il quale riuscirà ad identificarsi al grande pubblico, ma i suoi fan più accaniti non dimenticheranno certo i suoi progetti precedenti che hanno buttato le fondamenta di quella che sarà sicuramente una carriera longeva e ricca di successi non casuali. Il lavoro musicale del rapper non è il frutto di un trend oppure di uno sporadico contenuto virale uscito dalle varie piattaforme di intrattenimento, è proprio il risultato di una gavetta e di una continua sperimentazione.
All’interno di questo disco (composto da 15 tracce arricchite da 7 collaborazioni), gli elementi di spicco sono rappresentati dalla sperimentazione sonora nelle tracce, dalla personalità camaleontica e dall’astuto low profile del giovane artista: nessuna traccia risulta essere ripetitiva e quindi inserita come filler, ogni tassello è messo lì per una ragione.
La compattezza del progetto contribuisce a dare un senso di pulizia e di completezza degne di un vero artista che sta plasmando la sua opera e, nel momento dei dischi-playlist depersonalizzati, queste sono vere e proprie qualità. Mettendo all’interno di “Umile” ogni sfaccettatura del suo carattere e, soprattutto ogni sua preferenza musicale, Tony riesce a soddisfare le esigenze stilistiche di una fan base abituata ai tanti gusti del rapper e pronta ad accettare la sua mutevolezza.
Andando più nel dettaglio, troviamo all’interno della tracklist pezzi diversi tra loro ma figli di un flusso di coscienza unico e questo crea quasi uno straniamento. Ad un primo ascolto, verrebbe quasi da pensare che non si tratti dello stesso artista ad averli concepiti.
“Hot”, “Diretto al Top”, “Victoria” in collaborazione con Artie 5ive oppure “Business” con Kid Yugi sono dei veri e propri banger da club costruiti su delle basi aggressive ed energiche che si prestano alla perfezione per gli incastri, le punchline e gli esercizi di stile tipici del genere in cui i contenuti non sono in primo piano. Lo stesso autore delle tracce più canonicamente rap passa a delle vere e proprie sperimentazioni in cui il giovane artista si barcamena giocando con le linee melodiche. Questi aggrovigliamenti vocali sono veri e propri sfoghi di necessità espressiva che preparano il terreno a canzoni in cui la penna è l’unica vera protagonista. Gli esempi lampanti sono: “Progessi” con Vale Pain, “Angeli” oppure “Non è facile” con Digital Astro e Nerissima Serpe. Quelli elencati sono brani con una carica emotiva esplosiva mirati a trattare le varie sensazioni, le varie sfaccettature che compongono il suo carattere e, di conseguenza, le emozioni più rilevanti della sua vita.
Quando si parla di Tony Boy non si può non parlare della sua completa dedizione verso il suo lavoro. Anche quando i suoi ascoltatori non erano certamente numerosi come ora, il rapper padovano ha sempre continuato a pubblicare ogni anno un progetto solido e, grazie a questi step, la sua maturità nella scrittura è avanzata impressionantemente e in pochissimo tempo. I due progetti “Going Hard” ne sono l’esempio.
Nonostante ora il suo nome stia diventando grande (basti pensare anche al fatto di avere degli interpreti importanti nel suo disco come Shiva o Frah Quintale) il messaggio che ci vuole trasmettere attraverso il titolo è più che esplicito: lui continuerà a fare la musica che gli piace, come gli piace, senza voler scendere a compromessi e senza doversi montare la testa. “Umile” diventa l’aggettivo di oggi ma anche un monito per il sé del futuro.
Il suo obbiettivo è semplice ma allo stesso tempo complesso: arrivare al cuore dei suoi ascoltatori e dell’industria mettendo sempre in prima linea la sua essenza.
Nella composizione del disco, le sue influenze emergono in modo più che evidente, Tony Boy anche associato agli altri artisti del progetto Player Club 23 di The Night Skinny risulta essere il più “americano” per quanto riguarda il metodo di lavoro. Il sopracitato stacanovismo, lo un approccio mumble, il protendere ad uno stile che riporta alla mente Lil Tjay e la ricerca di vocaboli piani che si addicano alla sintassi del verso italiana, fanno di Tony Boy un re-interprete dello stile USA ma in maniera cosciente e identitaria.
Le nuove leve si stanno piano piano ritagliando il posto che si meritano e, per noi, era solo questione di tempo: i numeri e le persone che accorrono per sentirli live sono la prova più eclatante del fenomeno che stiamo vivendo. La loro forza risiede nell’essere uniti, con una visione, sì diversa, ma comune e dei programmi a lungo termine che risultano omogenei tra di loro. Parliamoci chiaro, non si vedeva una coesione del genere tra artisti da molto tempo e ciò non può che farci piacere. Voglio prendermi la responsabilità di sostenere questo nuovo movimento che – sono sicuro – ci regalerà grandi emozioni e, soprattutto, grandi soddisfazioni.
Intanto Tony Boy resta “Umile” e lavora, come ha sempre fatto fino ad adesso, del resto.
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