In napoletano “bambino” si dice “creaturo”, dal latino creautus, “colui che è creato”. Proviamo ad uscire dai confini del significato, andiamo oltre. Bambino è colui che è generato, plasmato non solo dalla sua famiglia, ma anche dall’ambiente, dal contesto in cui cresce. La rete sociale lascia le sue impronte nella crescita, segna una linea di vita, infligge cicatrici. È in questi casi che l’innocenza viene messa a dura prova, la spensieratezza vola via prima del previsto e bambini si smette di essere subito.
Creatura è il concetto che si cela dietro a “Il Coraggio dei Bambini”, l’ultimo, attesissimo album di Geolier, pubblicato venerdì 6 gennaio 2022 su tutte le piattaforme di streaming. Il progetto è arrivato come un’epifania dopo tre anni di attesa da Emanuele.
Nn’so’ maje stato creature, nemmanco ‘a creature se nasce ‘mparate
Sick Luke, Ernia, Geolier – Creatur ( X2, 2022)
A gennaio 2022, Sick Luke rilascia il suo primo producer album e tra gli ospiti c’è Geolier: “Creatur” è il titolo del suo brano e quella che avete appena letto è il primo verso del ritornello. L’idea di un’infanzia negata emerge già da quel brano, insieme all’idea che crescere nella periferia obbliga l’innocenza a fare a gara con la vita e finire prima del tempo: lì dove il ghetto impone le sue regole, non c’è tempo per essere bambini. Fin da piccoli il contesto richiede responsabilità e consapevolezza di quanto la realtà giù in strada possa essere difficile.
Questo è “il coraggio” dei bambini, il filo di Arianna dei 18 brani dell’album, che per 50 minuti e 33 secondi conduce l’ascoltatore in un labirinto di un’umanità al limite, dove il Minotauro è la periferia stessa.
La copertina dell’album, in fondo, parla chiaro. Un gruppo di bambini tra i palazzi di Scampia, senza maglietta, nudi nella loro autenticità; stretti in un abbraccio, perché nessuno si salva da solo. I loro sguardi sono seri, accigliati, profondi: sguardi di adulti che sanno con cosa devono fare i conti.
Geolier, nelle sue dichiarazioni sull’album, era stato chiaro nel dire che il titolo era l’ultima cosa che era giunta, dopo aver notato come spontaneamente i brani dell’album fossero collegati da questo tema, così crudo e attuale in qualsiasi periferia. In effetti in Money, il singolo che ha anticipato l’album, ad accompagnare il rapper nel ritornello è un coro di voci bianche che canta di soldi, di violenza, di necessità.
Qualcosa in effetti è cambiato rispetto a Emanuele. Mentre sotto i riflettori, nel primo album dell’artista, c’era lui stesso, il suo nome, la sua rivalsa, le luci e i mostri della fama guadagnata con i denti, adesso l’occhio si è capovolto. Geolier non parla solo di sé, ma guarda quello che è intorno a lui. Storie di strada circolano nell’album: la scrittura diventa quasi narrazione nel raccontare le vite del quartiere in “Nap****no”, una rapina andata male in “Poco/Troppo”, la sofferenza di un padre in carcere in “Non ci torni più”. Si vede ancora in lontananza l’insegnamento dei Co’Sang, ereditato da Emanuele: un occhio quasi giornalistico, spietato nel raccontarci la strada con la freddezza di un reportage musicale. Il tributo allo storico duo partenopeo si fa esplicito nell’outro di “Poco/Troppo” dove il rapper riprende e reinterpreta il ritornello di Chi More Pe Mme.
La scrittura si affina, diventa analitica. Geolier è cresciuto e non è più l’enfant prodige, perché come dice in “Ricchezza”, vent’anni sono troppi. Quando parla di sé Emanuele, scrive un romanzo di strada, che anche se porta il suo nome, in realtà è il romanzo di tutte le periferie, che pretende la lingua della periferia, il dialetto. Give You My Love è chiaro:
Na major me ricette: “Tu e’ luva o dialett’ a miez’”
Geolier – GIVE YOU MY LOVE (Il Coraggio Dei Bambini, 2023)
Comm faccio? A sta gent chi c’o spieg?
Mai stato personaggio so rimast scugnizziello.
In questi tre anni Geolier è salito sul tetto del mondo, riuscendo a trovare il perfetto equilibrio tra le hit pop e le barre. Tra “Me Manc” e “Chiagne” si è consumata l’evoluzione di un artista che oltre a rappare incredibilmente bene, ha imparato anche a confezionare tracce che conquistino le vette delle classifiche. Ne sono un esempio “X Caso” e “Come Vuoi”, in cui il tema d’amore viene sviluppato su basi più club pop.
Lungo tutto l’album, anche nelle tracce più aggressive come “Nun Se Ver” o “Maradona”, si sente il vociare dei bambini, gli orfani della strada, onnipresenti anche nelle tag di DatBoiDee. Geolier in qualche modo parla a loro. O meglio, parla a tutti coloro che bambini lo sono stati, ma hanno dovuto lasciare questo ruolo troppo presto. I destinatari del Coraggio dei Bambini non hanno età, provenienza o lingua: i creaturi di Geolier sono i martiri dei giorni d’oggi di un contesto sociale che non li ha voluti bambini, in ogni luogo e in ogni tempo.
Il Coraggio dei Bambini è un’opera preziosa, la conferma di un’artista incredibile che si è imposto nel panorama musicale con una crescita graduale e indiscutibile. Geolier è il l’interprete di un popolo sommerso che non scende a compromessi con le logiche di mercato, ha saputo raccontarlo a tutta Italia, ascoltarne la voce e riprodurla. Ma la voce del popolo, come dice un proverbio, è la voce di Dio.
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