QVC10 arriva proprio quando, nel calcio – e forse anche nel rap – i numeri 10 stanno cambiando forma e ruolo. Calcisticamente parlando, i numeri 10 eccellevano in carisma, tecnicismo e un’intelligenza tattica che permettevano al giocatore di allontanarsi dalla palla e avvicinarsi di più all’azione quando serviva. Oggi i numeri 10 giocano diversamente, oggi Gem gioca diversamente e in QVC10 lo fa capire benissimo.
Carismatico, tecnico, intelligente tatticamente. Carismatico perché nonostante il centro dell’industria musicale sia sempre più Milano, Gem «ha mantenuto la promessa ed è qui ora», ancora a Roma. Tecnico perché il suo exploit massimo lo ha avuto proprio nell’arco temporale del rap tecnico degli anni ’10, ma ha saputo mantenere questa qualità riplasmandola alle esigenze della sua carriera. Intelligente tatticamente perché capace di rimanere un traghettatore dell’Hip Hop adattandosi i tempi, senza risultare anacronistico od obsoleto.
Non mi dilungherò in questa sede nello spiegare l’importanza culturale dei QVC, a quello ho già dedicato un articolo (che puoi recuperare cliccando qui), questa volta mi preme invece parlare del cambiamento genetico-ricettivo del mixtape di Gem, iniziati nel 2018, perché lo reputo un tassello fondamentale per la recezione del progetto e goderselo comunque.
Il cambiamento ricettivo. I connotati d’ascolto di QVC sono stati completamente rimodulati e adulterati dalle piattaforme streaming (Spotify et similia). Dal 2009 al 2016, era “E se permetti faccio il free download, scarichi tutta la vita mia“, questo implicava una verticalità di azioni fondamentali per apprezzare il progetto.
Una volta all’anno, o quasi, sapevi che dovevi piazzarti davanti al pc, aspettare che Gem caricasse il link di download, cliccare, aspettare qualche ora (in base alla potenza del tuo modem internet) ingannando il tempo, aprire il file decomprimendolo, ascoltarlo da pc o caricarlo manualmente negli appositi dispositivi (ipod, smartphone ecc.) se volevi portarlo sempre con te. Le persone più esperte lo scaricavano direttamente dallo smartphone o le più pratiche lo ascoltavano da YouTube, ma si perdevano tutto il gusto della ricerca. Questa piccola serie di azioni, sbloccava un senso di compimento che, connettendo chi scaricava alla nicchia fedele sempre citata da Gem nei tape, ci legava intimamente l’ascoltatore al progetto e all’artista.
La mutazione genetica è invece rinvenibile nel 2018, quando Gem, rilasciando QVC8, mise una parte sola di brani su Spotify e tutto il mixtape in download sull’apposito sito. Ovviamente, il motivo era legato ai copyright delle basi utilizzate. Da quel momento Gem e tutta la sua fanbase hanno iniziato a fare i conti con il mondo dello streaming. Se prima solo chi si avventurava nel download poteva ascoltare i QVC, da quando le piattaforme streaming hanno mediato l’ascolto, i tape sono diventati di tutti quelli che le utilizzavano, non di chi li scaricava. Inevitabilmente se ne è un po’ perso il valore per strada, soprattutto per i fan di vecchia data.
Ad inficiare la ricezione contribuisce la rimodulazione del concetto di mixtape, spesso sconosciuto in Italia per chi non è dentro la cultura HH. Il concetto di mixtape, tramite le piattaforme di ascolto musicale streaming, si appiattisce quasi del tutto e il collegarlo ad un semplice album è quasi istintivo.
Perché cosa cambia tra mixtape e album?
Se dovessimo adoperare una distinzione più rigida: gli album sono progetti più formali, curati e spesso commerciali, mentre i mixtape sono opere più informali, rilasciate in modo indipendente e caratterizzate da una maggiore libertà creativa. Gli album sono distribuiti attraverso etichette e mirano al successo commerciale, mentre i mixtape possono servire per sperimentare e mantenere l’interesse dei fan. Ecco, le piattaforme, essendo diventate il canale principale di diffusione musicale, appiattiscono e rendono liquidi questi due concetti, facendo apparire queste distinzioni flessibili e intercambiabili.
Infatti, l’intelligenza tattica di Gemitaiz sta proprio qui, nel saper attirare all’ascolto una sempre crescente fetta di ascoltatori ad una delle saghe di progetti più longeve del rap italiano, senza perdere le sue marche distintive. Se prima, nei precedenti progetti, era il protagonista indiscusso, oggi “va incontro alla palla”, diventa fluidificatore di gioco, assume ruoli diversi di gioco e diventa – per citare un articolo dell’Ultimo Uomo -, un Luis Alberto per la Lazio (scusa Gem, so che tifi Roma), un Papu Gomez per l’Atalanta di Gasperini, Neymar nel PSG, più raramente Ibrahimović nel Milan e Insigne nel Napoli, o Messi (che Gem, causa la grande duttilità rimica del cognome del calciatore, cita almeno una volta a progetto).
Tradotto in termini Hip Hop e rap: qui Gem non fa più solo il rapper, non consiglia più brani, flow o stili americani ma estende quanto aveva solo abbozzato in QVC8 e QVC9 e assume più ruoli in uno, proprio come un moderno numero 10. Qui, in QVC10, Gem da autore diventa co-autore e direttore artistico, andando incontro al gioco dell’ascoltatore delle piattaforme streaming, per l’appunto. Gemitaiz ora consiglia i propri stili, i propri flow, e addirittura i propri beat (in ben 5 tracce su 22: Intro, La Merce Più Bona, Ballon D’Or, Coppa Italia, Jesus).
L’aura del mixtape, nonostante tutti i cambi genetici, c’è ancora e lo si nota soprattutto nella parte di direzione artistica. Dal punto di vista musicale, QVC10 è pieno zeppo di melodie: le basi sono la cosa più lontana che ci sia dai soliti typebeat scaricabili online. I tappeti musicali sembrano proprio ricamati a mano, suonati e registrati: chitarre, trombe, violini, tastiere, pianoforti, i kick e gli hi-hat della batteria, gli scratch di Shocca. Tutte le componenti strumentali rendono il progetto massiccio, ricco e stratificato. Le atmosfere spaziano da quelle più autunnali a quelle invernali, senza mai sfociare nel tetro, includendo sempre gli scorci di sole.
I calchi del mixtape infatti si sentono nel modo di rimare old syle (es. quando entro…), dall’onnipresente mamma di Gem dalla funzione curativa dal punto di vista emotivo-sentimentale, dall’immancabile traccia con MadMan, dall’intro e dall’outro, da una delle sottosaghe come “Ballata Del Dubbio“, qui arrivata al suo termine. Le tematiche trattate da Gem in tutti i precedenti mixtape ricompaiono, ma nelle vesti di una persona realizzata in quello che fa: se prima l’hangover era dato dalle nottatacce, ora diventa un compagno quasi personificato delle serate in bei locali, se prima i problemi con le forze dell’ordine erano dati dalle sue attività, oggi sono date dal dover sistemare il suo fatturato,
Il numero 10 sulle spalle di Gem ora si nota anche da come va incontro all’azione e lascia spazio agli altri artisti che chiama a collaborare con lui. L’altro grande pregio del rapper qui sta nello spostare il riflettore da sé stesso verso artisti che, secondo lui, non hanno abbastanza luce. Nayt, che comparve la prima volta nella sua saga in QVC 3 con Mayday, o MV Killa e Yung Snapp, Vegas Jones, Ensi e Nerone, non a caso, fanno delle strofe che sfruttano tutto lo spazio che Gem offre.
La capacità di scambiare i ruoli e di fare i passaggi chiave le noti in come cita i suoi ospiti prima di passare la palla e come loro fanno lo stesso con lui. Per dirne alcune tra le più evidenti: la citazione a Gué con il “rimo da quando”, la citazione di Nayt a QVC 3, il saluto di Fibra nella sua strofa, la citazione a Jake La Furia fatta a “Ragazzo della Piazza” in Bibbia, l’omaggio di Ensi alla saga di QVC.
QVC10 è l’ennesimo viaggio dentro la cultura Hip Hop e Gem ne è uno strenuo traghettatore ed instauratore. Sono ben 14 anni che il rapper romano ci porta dentro una musica e sono ben 14 anni che, di progetto in progetto, cerca di renderla sempre più nostra e sempre più ricercata, mantenendo con sé il valore e la bellezza delle cose semplici.
Sì perché se segui Gem da tanto e riesci a distaccarti dalle logiche della musica usa e getta, riesci ad apprezzare le cose semplici che la quotidianità ti offre: la lentezza del fumo, l’agrodolce sapore dello scorrere del tempo, la bellezza di credere in qualcosa e portarlo avanti, di innamorarsi delle persone, di una cultura, di una musica, sorreggendo e portando fieri con sé tutti i dolori che ne comporta, rapprendendoli poi su carta. Da trattare sto mixtape come un figlio, ad amarlo come un figlio, con il 10 sulle spalle.
Però adesso siamo qui nel nido delle aquile
Gemitaiz – Natura Morta (outro), (QVC10, 2023).
Non cambiamo immagine neanche per tutti i soldi del mondo
Su quello sono stabile, il cuore l’ho dilapidato
Lo vedi da qualche piccolo gesto
Quando fa buio pesto sul centro abitato
È un po’ poetico e un po’ triste
Come guardare il mare da un prefabbricato
Tra le foglie che svolazzano registro
Mi tatuo addosso un altro Cristo, no, non mi gestisco
Per questo ancora amo ciò che faccio come un figlio
E mi ci meraviglio come la prima volta
Che c’ho avuto una giornata storta
E ho preso carta e penna
Ho scritto una canzone, la mia natura morta
Nessun commento!