Nel 2016 abbiamo assistito al fenomeno “Zeta”, primo prodotto cinematografico ispirato dalla scena rap made in Italy, film originale scritto e diretto da Cosimo Alemà che prende spunto dalla street life raccontata nei brani dei rapper, ripresi poi per dare vita alla colonna sonora. Oggi, sei anni dopo, riceviamo da Salmo quello che è il secondo prodotto di questo tipo, “Blocco 181“, anche se con delle differenze: in questo caso parliamo di una serie tv (un prodotto Sky Original, visibile su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv) con una soundtrack originale, sempre prodotta per la quasi totalità da rapper italiani ma appositamente per la serie (a differenza di “Zeta”, che ha selezionato brani già editi) di cui andremo a discutere oggi.
“BLOCCO 181” è l’album che racchiude le colonne sonore sotto il nome della serie, con la perpetua direzione artistica del rapper sardo. Come già detto è il secondo prodotto di questo tipo ma, se il primo era una semplice raccolta, questo è un disco vero e proprio, che a tratti prende le sembianze quasi di un producer album per la capacità di mantenere un filo conduttore che lega il sound di ogni brano, quasi a voler essere il disco da produttore di Salmo stesso, nonostante non compaia mai alla voce “produzioni”. Eppure la sua mano, il suo gusto musicale, la sua esperienza e, in particolare, la sua visione riguardo alle atmosfere che disco e serie devono avere sono innegabilmente onnipresenti e preponderanti.
La scelta degli ospiti chiamati a ricreare e descrivere le ambientazioni che poi vedremo sulla tv è sapiente e bilanciata. Una lista di colleghi e, perlopiù, anche amici, che vantano come statuto la massima efficienza di non sbagliare mai; una scelta sicura dal risultato garantito. Gli unici due elementi che a prima vista possono apparire fuori dal coro sono Baby Gang, nomea decisamente inferiore rispetto agli altri ospiti ma perfetto per costruire un determinato immaginario street dal mood cupo, e l’accoppiata latina, perfetta però per intervallare il mood all’ascoltatore e per dare quel tocco alla “Narcos” tanto caro al rapper di Olbia.
Il brano d’apertura del disco, e praticamente titletrack, visto l’outro (“Blocco 181”) portatrice del titolo esclusivamente strumentale, è l’unico pezzo in cui il direttore dei lavori compare, al microfono, per introdurre quello che è la sua personale immagine e affrescare in tre minuti un intero immaginario ben definito nella sua mente che ha provato poi anche a replicare su schermo, esperimento che sancisce il suo debutto come produttore e attore.
Nei restanti nove brani (tecnicamente dieci ma, come già detto, l’outro è prettamente strumentale) tutti gli ospiti costruiscono il proprio punto di vista attorno a quelli che sono gli argomenti principali su cui l’opera si fonda: la possibile capacità di uscire dalle difficoltà della vita di quartiere in modo pulito e le molteplici facce dei personaggi che vi navigano. Come ha dichiarato Salmo nell’intervista a Vanity Fair: “Il confine tra buoni e cattivi non esiste”.
Naturalmente ogni artista selezionato ha l’esperienza e il vissuto per rispecchiarsi al meglio in questi tempi, riuscendo ad ottenere brani che non sfigurerebbero in dischi ufficiali degli artisti in questione: l’esempio perfetto è “M.S.O.M” di Jake La Furia con il ritornello di Rose Villain (una certezza ormai nella realizzazione dei ritornelli connotati dalla sua personale tendenza marcatemente melodica), una fotografia di quello che vuol dire scalare le gerarchie della scena milanese. Un pezzo con un’attitudine che solo pochi rapper possono palesare, rap vecchio stampo che sa squisitamente di Hip-Hop (grazie anche al richiamo a “Cronache di resistenza” dei Dogo con l’utilizzo del medesimo campione da parte di Night Skinny, maestro della disciplina), che trasuda e tramanda cultura come da tempo non se ne sentivano, e che getta enormi aspettative sull’imminente disco del rapper milanese.
Sugli scudi anche Lazza che conferma l’ottimo stato di forma con un pezzo “tradizionalista”, Ernia con un freestyle tecnicamente eccelso e Noyz, con un pezzo struggente dai toni che portano la memoria a brani come “My Love Song”, ma più nostalgico, mirata al cuore come una freccia ben scoccata dalla punta eccessivamente affilata.
Un altro dettaglio che ci ha fatto molto piacere è stato notare la presenza di Nerone, abile penna ma, in queste occasioni di raggruppamento, troppe volte immeritatamente trascurato. Ancora ritengo una grave mancanza la sua assenza in “Milano Soprano”, disco che vuole rappresentare Milano ma che manca di uno dei suoi maggiori interpreti, nonché uno che ha sempre fatto vanto di sforzarsi di portarne in alto il nome.
La ciliegina sulla torta è l’enorme lavoro fatto dai produttori che hanno lavorato al progetto: il già citato Night Skinny, Drillionare, Lucienn e Verano (presenti nella maggior parte delle tracce), Andry the Hitmaker e Sixpm, tutti in grado di costruire tappeti musicali che si prestassero alla perfezione al concept.
Quindi, “Blocco 181” cos’è?
È un producer album? No ma si. È una raccolta di brani? Si ma no.
La verità è che è una fotografia della cultura Hip-Hop nostrana, dagli inizi dell’espansione nei primi anni 2000 ad oggi, riportata come un album fotografico dai migliori interpreti d’Italia, in un prodotto che chi ama l’Hip-Hop tricolore non può trascurare.
Nessun commento!