Innocente è l’attesissimo disco di Baby Gang (alias di Zaccaria Mouhib) uscito lo scorso venerdì, senza tanti fronzoli il giovanissimo talento scuola San Siro è uno dei rapper che più ha diviso il pubblico negli ultimi anni: molto spesso o lo si ama o lo si odia, anche solo per partito preso.
Nonostante tutto c’è da dire che Baby Gang in pochi anni è riuscito a catalizzare una grande attenzione discografica su di sé, raccogliendo stima da big della scena come Guè e Lazza (presenti nel disco) è diventato uno dei rapper più ascoltati in Italia e non solo.
Il titolo del progetto fin da subito strizza l’occhio alla sua recente vicenda giudiziaria, se in tribunale è stato giudicato colpevole di una serie di reati, della sua produzione musicale Baby Gang si è sempre dichiarato Innocente. Il disco ovviamente non vuole essere un’auto apologia, anzi Baby Gang si colpevolizza spesso, ma come già parlato in un articolo precedente, anche Zaccaria purtroppo rientra tra i rapper giudicati in tribunale per la loro musica, quasi al pari dei propri reati.
Secondo noi la musica dovrebbe stare fuori dai tribunali e non dovrebbe essere usata in alcun modo contro l’artista stesso. Togliendo le pesanti etichette acquisite negli anni, Zaccaria, infatti, è solo un ragazzo di ventuno anni che, come tanti altri ragazzi, cerca di vivere una vita migliore proprio grazie a quel percorso catartico che è la musica.
“Innocente” di Baby Gang è un disco difficile da digerire a un primo ascolto, le liriche sono prive di tecnicismi particolari, il rapper va diritto al punto offrendo un taglio cinematografico crudo e schietto della strada, del sistema giudiziario e del carcere italiano. Zaccaria attinge a piene mani dal percorso iniziato con Ep1, Innocente così diventa una sorta di sequel diretto dei progetti precedenti.
La scrittura del disco si colloca in un periodo non facile della vita del rapper classe 2001 tra il carcere e la comunità di recupero e quello che ne esce fuori è uno spaccato della vita del giovane rapper e di quelli che come lui sembrano essere condannati prima di nascere. Il disco è il racconto degli ultimi e degli emarginati, Baby Gang si fa portavoce degli italiani di seconda generazione, di persone che nonostante vivano in Italia da sempre faticano a farsi accettare pienamente all’interno della società: “Seconda generazione ve l’ha messa in quel posto / E la terza generazione, il capo sarò io, a posto” rappa Baby in Freestyle 2.
Volendo ampliare la veduta con una prospettiva dall’alto più complessa il disco di Baby Gang ha l’efficacia di trattare in maniera indiretta la difficoltà degli italiani di seconda generazione di innestarsi all’interno della nostra cultura. Si viene così a creare il dramma (citando Neffa) di essere “straniero nella propria nazione” creando un giogo di intolleranze tra due fuochi: quello italiano, che è inadeguato e intollerante al fenomeno dell’immigrazione e quello dei figli degli immigrati – gli italiani di seconda generazione -. che mal sopportando l’emarginazione subita (direttamente e/o indirettamente), diventano intolleranti alla terra in cui abitano chiudendosi nella loro visione delle cose.
Ora, invece, concentrandoci sul disco in senso stretto possiamo sicuramente collocare “Innocente” tra le migliori uscite degli ultimi mesi. Fin dalla prima barra l’immaginario di Baby Gang irrompe nelle nostre orecchie e noi volenti o nolenti siamo costretti ad ascoltare le storie che il rapper italo marocchino racconta. Baby Gang, in questo senso, fa cinema: crude verità ed eventi romanzati si fondono, non capiamo bene dove finisca la vita di Zaccaria e inizi la penna di Baby Gang. Le due antitesi convivono perfettamente e grazie anche al potentissimo timbro che lo avvolge, il rapper originario di Casablanca riesce a creare ogni volta una traccia fortemente riconoscibile.
Musicalmente parlando il disco è composto a più mani, dentro infatti troviamo 2nd Roof, Bobo, Drillonaire e F.T. Kings. Anche dal punto di vista dei featuring, troviamo una squadra di artisti molto variegati che collaborano con la propria voce a “Innocente”, tra gli artisti italiani annoveriamo: Guè, Emis Killa, Rondodasosa, Ghali, Lazza e un’inaspettatissima Baby K (Dio benedica il reggaeton), mentre tra i feat internazionali segnaliamo il francese Lacrim e l’albanese Elai. Fin da subito ci accorgiamo che l’obiettivo di Zaccaria è quello di creare un ponte con l’estero, in linea con il modo di fare già adotato dalla Seven7oo, si guarda (fortunatamente) tanto all’Europa piuttosto che all’America. Una scelta, a nostro parere, più che azzeccata.
Il viaggio di Baby Gang inizia con “Cella 4“, una traccia fortemente espressiva che con una citazione al film “le ali della libertà” subito ci catapulta all’interno di una cella di un carcere fatta di ore d’aria e tanti momenti vuoti dove viene meno anche la voglia di fare musica. (“Non passo in radio/passeggio all’aria, in un penitenzario”) “Cella 4” è quindi un ottimo banger di strada che mette d’accordo un po’ tutti. Il pezzo successivo: “Napoletano”, è già più divisivo.
Quello che ha fatto storcere il naso ad alcuni è l’uso del dialetto napoletano nel ritornello; se per alcuni è sembrato interessante che Baby Gang allarghi il suo orizzonte lessicale usando il napoletano che si dimostra un dialetto sempre più vivo, ad altri invece la scelta è sembrata troppo forzata e poco incisiva. Arrivati alla terza traccia è chiaro che la vera forza di Baby Gang sta nel suo modo di raccontare le cose, le emozioni che una canzone suscita prevale sulla tecnica con la quale è eseguita, di questo è consapevole Baby Gang stesso che infatti in “Que lo ke” rappa: “Mi dicon: “Non sai rappare”/ Sì, lo so, io so raccontare”.
Il disco così alterna immagini del carcere e quelle della strada, usando anche stereotipi e situazioni di gran lunga usate nella scena rap italiana, troviamo infatti numerose citazioni al mondo della criminalità come Gomorra o Pablo Escobar. In questo caso nulla di nuovo ma non c’è solo questo, ad esempio, nel pezzo “Come Mai”, in collaborazione con Emis Killa, c’è una forte critica al sistema giudiziario in particolar modo alla presunta riabilitazione del detenuto che molto spesso non avviene. Menzione d’onore per la strofa di Emis che dà un punto di vista chiaro sulla faccenda: “Il sistema non corregge, castiga gli esuberanti/ Con modus operandi, sistemi ormai superati”.
Come nei dischi precedenti, anche in Innocente troviamo moltissimi slang della lingua araba che rafforzano i legami di Baby Gang con la terra natia e creano un ponte tra due culture: quella africana e quella italiana. Ne è un lampante esempio “Mama Africa”, il pezzo, dalle forti sonorità Afro Trap in collaborazione con Rondodasosa è una lettera d’amore alla sua terra d’origine: il Marocco, ma più in generale l’intera l’Africa. Baby Gang non rifiuta le sue origini ma anzi le esalta creando un efficace melting pot fatto di lingue e culture diverse.
Le particolari esperienze personali di Zaccaria fanno di Innocente un disco estremamente politico, uno dei temi trattati è il delicato problema giudiziario, certamente da Baby Gang non ci si può aspettare un “Dei Delitti e Delle Pene 2.0” ma le vicende giudiziarie che in questi anni l’hanno toccato da vicino creano un’ottima base da cui partire, il tema è affrontato oltre che in “Come Mai” anche in tracce come “Freestyle 2”: uno dei brani dal taglio politico più accentuato.
Nel brano Baby Gang con la sua solita scrittura tagliente e senza filtri parla schiettamente della sua Odissea giudiziaria e dei moltissimi problemi avuti: “Dove son finito quando dormivo sul treno/ Il mio amico di galera è uscito più scemo”. Il disco offre anche momenti (tra molte virgolette) più leggeri, la cupezza di “Innocente” si rischiara verso la fine grazie a pezzi come “Pussy” e “Reggaeton” con Baby K che permettono anche all’ascoltatore di riprendere fiato tra un’emozione e l’altra.
In definitiva, quale può essere il messaggio di “Innocente” di Baby Gang?
Il messaggio del disco è, semplicemente, Baby Gang stesso. In tutto il progetto, seguendo la famosa massima di McLuhan “The medium is the message”, il rapper di origini marocchine porta in scena sé stesso non solo come mezzo ma come vero e proprio messaggio. Senza sfociare nel plateale stereotipo dell’autoesaltazione o dell’autoreferenzialità, Baby Gang pone al centro del progetto la sua esperienza di vita, nonostante la sua giovanissima età Baby Gang affronta in modo molto maturo gli eventi che lo hanno travagliato, “Innocente” è un disco dove Baby Gang spesse volte si auto colpevolizza, prova rammarico verso i suoi errori ma anche tanta rabbia verso le numerose ingiustizie sociali a cui ha assistito.
Una quadra del disco la si può trovare nelle ultime tracce, “Tiffany” con Ghali e “Restare” in collaborazione con Lazza. Proprio nel feat con Ghali esordisce con “Ho fatto cose che non rifarei”, mentre nell’ultima traccia Baby Gang rappa “Che fine faremo noi? Fai la fine di Zaccaria”, parole che rimbombano nei pensieri dei giovani ascoltatori e suonano come un invito ai ragazzi che vivono le sue stesse situazioni a non commettere i suoi stessi sbagli.
Questo perché Baby Gang è un “nomen omen”: il nome d’arte e il fenomeno sociale si confondono, il suo non è un semplice nome d’arte ma una condanna e questo Zaccaria lo sa benissimo. “Innocente” è un disco che se ascoltato e capito a pieno vuole allontanare i ragazzi dalla strada, dedicato in primis a chi vuol capire certe dinamiche senza giudicare per partito preso perché, molto spesso, è più facile criticare facendo distinzione nette in buoni e cattivi piuttosto che capire le dinamiche che portano un ragazzo minorenne a spacciare o a delinquere. “Innocente” mira anche a svelare l’ipocrisia delle persone, e noi di questo siamo ben felici.
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