Johhny Marsiglia non è ritornato, si è solo allenato. E adesso, fresco come Kobe nel ’99, ci schiaccia in faccia uno degli album più spessi dell’anno. Niente di nuovo.
JM è il rapper dello spessore e della concretezza sia che si tratti di flow, di rime o di veridicità. In questo album Johnny Marsiglia sfida nel campetto sotto casa le paure che vi sono cresciute nel corso dei 5 anni trascorsi dall’uscita di “Memory”.
Il nuovo progetto di Marsiglia non è un album di musica leggera bensì è un match decisivo: è una GARA 7. Ma cos’è una gara 7? Il concetto è semplice: si tratta del match in cui si decidono le sorti del campionato perché le squadre hanno vinto tre gare a testa e sono, quindi, in situazione di parità. La GARA 7 di Marsiglia è un album importante per la sua carriera perché è il primo fuori dal percorso fatto fin qui con il produttore Big Joe, che è stato sostituito da Yazee e Swan che sono i main producer e Goedi, 2nd Roof, Estremo, Strage e Crash X; ed è importante perché Johnny lo ha concepito come una vera e propria sfida con la vita.
GARA 7 può sembrare un concept-album sul basket, ma in realtà il basket è solo il filo rosso del progetto dalla cover, ai continui riferimenti ai giocatori e alle squadre, così come la divisione della tracklist in 4/4. GARA 7 in realtà è un concept sulla sfida, sulla struggle con la vita filtrata attraverso l’immagine del mondo del basket.
È Gara 7 perché per quanto JM nella sua carriera non si sia creato un seguito di pubblico da capogiro, è comunque sia riuscito, con ogni suo progetto, a superarsi continuamente; con ogni sua nuova uscita è sempre riuscito a portare il livello sempre più in alto, alzando l’asticella per portarla su Marte.
Adesso con l’assenza dei vecchi compagni deve dimostrare che è uno dei migliori MC italiani. Le sue rime contro i suoi demoni, contro un’insicurezza che mina l’autocelebrazione. E Johnny vince. Certo, non vince per le visualizzazioni e gli ascolti da rapper-tik-tokker ma per come gioca, e non è detto che a tutti piaccia.
Ad ogni ascolto di GARA 7 non ho potuto che continuare a pensare alla barra di Neffa che fa:
“l’approccio di un guaglione non è detto che ti piaccia
Neffa – La Ballotta (I Messaggeri Della Dopa, 1996)
è come Michael Jordan quando schiaccia”.
Mi viene in mente perché è come se Marsiglia avesse preso quella vecchia metafora appena accennata, entrandoci dentro fino a forgiarne una lente da cui concepire la vita. Una prospettiva in cui siamo proiettati già da “5 Agosto”, in cui JM espone la chiave di lettura del progetto fondendo in una sola metafora Vita e Basket: “Vita/movimenti sporchi/ campi senza linee/ Vita/ anelli storti senza le retine”.
È questa sfida con la vita a cui JM riesce a dare concretezza, a concettualizzare, nello scorrere dei 4 tempi della sua gara 7, a farcela visualizzare fino quasi a sentire i movimenti delle scarpe sul campo di gioco, utilizzando le rime per dare forma ad un’immagine del mondo in cui la vita è come una partita a basket contro la squadra formata dai propri demoni.
In GARA 7 Johnny esorcizza le proprie insicurezze e paure esponendo le proprie fragilità, parti di sé che non sono positive, non sono leggere. Ogni rima ha un costo perché per farla Johnny spende un pezzo di sé. Niente è gratis. GARA 7 è una partita di basket che funziona come un cerimoniale in cui Johnny Marsiglia usa le rime per mettere in scena le proprie insicurezze e la loro eventuale risoluzione.
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