Le sue sonorità ti catapultano in quella che è stata la Golden Age della scena rap ed hip hop italiana, dove tutto era unione, confronto e condivisione.
Classe 1999, Tera, è un giovane rapper e songwriter originario della provincia di Torino; è Montanaro la sua scena, ed è proprio qui, tra i campetti e i muretti di questa provincia, che si appassiona alla cultura hip hop iniziando fin dai banchi di scuola a pubblicare i suoi primi singoli su YouTube ed aprire i Big durante i loro live.
Un crescendo di talento, ricerca e sperimentazione che si fa sempre più inteso grazie alla collaborazione con grandi artisti della scena nazionale che lo aiutano a crescere, così tanto da portarlo alla stesura e produzione del suo nuovo concept EP “Come Vola il Tempo” in uscita mercoledì 22 giugno 2022 per AAR Music / Universal.
Quattro tracce intense accomunate dal concetto del tempo e del suo inesorabile scorrere, senza che nessuno possa interferire ma che tutti possono sfruttare per dare il meglio di sé. Un ragazzo che sa ciò che vuole e che non si fermerà di certo qui; sono tanti i suoi progetti e noi siamo curiosissimi di scoprirne sempre di più.
Per l’occasione dell’uscita di Come Vola Il Tempo EP, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui e ci siamo fatti raccontare dei suoi progetti e del suo entusiasmo per questa nuova e matura uscita.
Ciao Tera, mercoledì 22 Giugno è uscito il tuo EP Come Vola il Tempo, e come da rito ti facciamo la domanda più temuta di tutte, per rompere il ghiaccio: come stai? E come ti senti in merito a questo nuovo e maturo progetto appena uscito?
Ciao Futura 1993! 🙂 Sto bene grazie, sono super emozionato e motivato per l’uscita del nuovo EP “Come Vola Il Tempo”. Questa volta ho voluto costruire un progetto un po’ più concentrato (a differenza dell’ultimo, “Cicatrici”, che conteneva 8 tracce), costituito da 4 canzoni ma che hanno un vero filo conduttore l’una con l’altra. Sono davvero soddisfatto del risultato, sto cercando di costruirmi una mia identità musicale, sento che con questo EP abbiamo fatto un grande passo avanti.
Come Vola il Tempo è un EP composto da sole quattro tracce, che già dal primo ascolto ti riportano alla scena rap ed hip hop degli anni 90, quando questa musica la si viveva a tutto tondo, la si ascoltava ai muretti con un grande ghettoblaster a creare unione. Ed è proprio questo il filo conduttore di questo progetto: lo scorrere del tempo. Tu sei classe 99, come sei venuto a contatto con queste sonorità “vecchia scuola” e cosa ti trasmettono, tanto da farle tue?
Alle scuole medie ballavo la break dance e facevo le prime tag; quindi, sono entrato in contatto con la cultura hip-hop quasi inconsapevolmente. Sempre in quel periodo ho scoperto le prime canzoni rap grazie ad un mio compagno di classe, che mi fece appassionare subito a questo genere musicale: da lì ho iniziato a fare ricerca e ad andare indietro con il tempo fino agli anni ‘90, scoprendo un nuovo mondo. Ho sempre amato quel tipo di attitudine, rime gonfie di significato e senza mezzi termini, mi ha affascinato la possibilità di poter dire quello che voglio e come voglio. Inoltre, la realtà da cui provengo mi ha influenzato molto: lo stile di vita che abbiamo qui in provincia è molto hip-hop e spesso ci ritroviamo proprio nella situazione descritta nella domanda: muretto/campetto e musica rap in sottofondo!
Quello che emerge dai tuoi brani è una reale consapevolezza di ciò che il tempo abbia fatto, passando, sul tuo essere artista e sicuramente persona. Un vero e proprio colloquio con te stesso. Il Te maturo come si trova nel confronto con gli altri? Ad esempio nelle innumerevoli collaborazioni artistiche avute, quali: Esa degli OTR, Dj Fastcut, Mastafive, Dj Myke, e in apertura a live di Tedua, Vegas Jones, The Night Sky e Murubutu.
Ogni volta che mi sono confrontato con un artista con cui ho collaborato o che ho semplicemente incontrato, ho sempre portato a casa qualcosa da cui imparare: sia degli insegnamenti artistici / musicali, che umani. Per me la musica è soprattutto questo, condivisione: abbiamo così tanto da imparare gli uni dagli altri, anche nella vita di tutti i giorni. La cosa che ogni volta mi colpisce è che per entrare in un ambiente come questo e restarci, devi davvero essere mosso dalla passione, altrimenti non reggi neanche un giorno.
Da dove nasce la scelta e l’esigenza di dar voce ai tuoi scritti oltre che alla tua anima e persona?
Il rap e la musica in generale rappresentano davvero la mia vita, è quello che faccio e penso per la maggior parte delle mie giornate. Quindi, oltre che essere un’esigenza comunicativa, sento l’urgenza di dover creare un nuovo posto nel rap italiano e un nuovo modo di interpretarlo. Vedo sempre più rapper seguire le nuove mode, emulare i sound di altri e soprattutto trasmettere messaggi tutt’altro che positivi. Io sto cercando di fare l’opposto: voglio comunicare messaggi di pace, portare l’ascoltatore nel mio mondo e farlo pensare.
Come nasce il tuo personale processo artistico di scrittura e composizione musicale?
Sono un artista che ama il lavoro in studio e circondarsi di produttori; per esempio, a questo EP hanno lavorato sette beatmaker. Solitamente, inizio a scrivere quando sento di essere davvero ispirato, non cerco mai di costringermi a farlo. Una volta che il testo mi soddisfa, inizia il lavoro in studio appunto: con il team cerchiamo di cucire attorno al testo il suono più adatto, e successivamente iniziano le recording session: per questo EP è capitato di aver registrato lo stesso brano anche due o tre volte per raggiungere la qualità che ci aspettavamo.
Al centro dei tuoi progetti c’è un’evidente ricerca e sperimentazione, sia a livello di sound che di storytelling. Il mood rap old school rimanda ad artisti internazionali moderni del genere, quali Kendrick Lamar, J Cole e molti altri della scena USA.
Ma a livello nazionale, ci sono artisti del passato e del presente al quale fai riferimento per prendere ispirazione?
Assolutamente sì, ho scoperto prima la scena italiana per poi andare ad approfondire quella internazionale. In Italia mi hanno ispirato Marracash, Vegas Jones, il movimento Machete, Fibra, Gemitaiz, i Club Dogo e ancora indietro nel tempo Bassi Maestro, Mistaman e due dischi pietre miliari del genere, che sono “60 HZ” di Dj Shocca e “950” di Fritz Da Cat.
Riccardo Diviggiano, Mirko Scaletta e Sam Sacchet hanno seguito, rispettivamente artwork, regia e fotografia di questo progetto. Come ti sei trovato a collaborare con tre menti così eclettiche e creative?
Oltre al lato musicale, anche il lato visuale mi dà una grossa mano a riuscire a trasmettere i concetti di cui parlo nelle canzoni. Ormai collaboro con loro da un po’ di tempo e devo dire che c’è una bella sintonia: solitamente le idee partono da me e loro sono davvero bravissimi nel riuscire a svilupparle e a farle diventare concrete. Devo ringraziarli perché stiamo alzando il livello anche sotto quel punto di vista.
Come ti piacerebbe evolvere la tua arte e ci sono artisti con i quali ti piacerebbe collaborare per esprimerti al meglio?
Con questo EP abbiamo aggiunto un bel tassello per quello che riguarda l’evoluzione della mia musica, ma so che siamo ancora all’inizio del percorso. Vorrei portare la mia scrittura a un livello ancora più alto e rendere ancora più caratteristico il mio suono. Per quanto riguarda gli artisti con cui collaborare, in Italia ce n’è un po’ sia a livelli alti che emergenti: tra tutti Marracash, Mattak, Guè Pequeno, Nayt, Claver Gold, Massimo Pericolo.
Dopo Come Vola il Tempo EP, quali sono i tuoi progetti per questo 2022, soprattutto per l’estate ormai alle porte?
Sicuramente l’obiettivo primario per quest’estate è quello di promuovere l’EP per diffondere il mio messaggio il più possibile, anche portandolo live in giro: il primo appuntamento sarà il 30 giugno al Barrio’s di Milano. Sto inoltre portando avanti un progetto parallelo, che consiste nell’organizzazione di un festival musicale a Montanaro, previsto per dopo l’estate, ma è ancora tutto in fase di pianificazione. Sicuramente dopo l’estate uscirà anche altra nuova musica, sono già in studio a chiudere nuove canzoni.
Francesca Cerardi
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