Una canzone cambia la vita di una persona. Un album cambia la vita di una persona. Salire sul palco più importante della musica italiana cambia la vita di una persona. 6 milioni di euro cambiano la vita di una persona.
Leggerlo fa paura, viverlo è un incubo. Essere fan di una figura artistica che svolge questa parabola vuol dire percorrere una fune tesa su un burrone, vivendo con la paura di sprofondare nel baratro del mainstream.
Posiamo le lenti del fan, spogliamoci dei favoritismi: parliamo di Geolier, senza veli.
Cercare di ricostruire la traiettoria di una meteora è complesso: impone di ripercorrere tutti gli istanti del suo tragitto, capire l’esatto momento in cui è diventata una massa abbagliante ed esplosiva. Ricucire gli ultimi passi della carriera di Geolier vuol dire confrontarsi con un fenomeno che ha a che fare solo tangenzialmente con la musica, ma che coinvolge dinamiche sociali più ampie, fino a diventare una questione politica.
Il 2023 di Geolier si chiude con la sua consacrazione a fenomeno musicale dell’anno: “Il Coraggio dei Bambini” è l’album più ascoltato d’Italia, con più di 300.000 copie vendute. Il suo 2024, invece, si apre con la partecipazione al festival di Sanremo, la consacrazione ad un pubblico nazionalpopolare inizialmente lontano dal target: Geolier rapper, Geolier terrone, Geolier fischiato all’Ariston, Geolier secondo classificato.
La narrazione che si è fatta della partecipazione dell’artista napoletano al festival ha quasi un sapore biblico: Emanuele è Davide che combatte Golia, la canzone classica all’italiana. A sostenerlo c’è la gente, il popolo, la sua città: su quel palco quel ragazzo che parla un italiano così sporco diventa il simbolo di tutte le periferie del mondo. Il rapper in quella tornata di giorni cambia il suo status e da fenomeno musicale diventa fenomeno mediatico, caso di stato, tema di accesi dibattiti pubblici.
Arriva poi “Nuova Scena” e subito il Davide dell’Ariston diventa maestro dell’hip hop, consigliere di chi vuole iniziare a fare l’mc, bambino prodigio della musica della strada. Il pubblico si allarga, i riflettori su l’enfant prodige di Secondigliano si moltiplicano e adesso diventa parte del vocabolario degli spettatori di Netflix. Il frammento astrale sta diventando una meteora: è sempre più grande, irrefrenabile. La miccia che accende la supernova arriva il 22 marzo e si intitola “L’Ultima Poesia”, un brano in collaborazione con Ultimo.
Al netto di ciò, nel giro di tre mesi Geolier ha esponenzialmente aumentato la sua influenza sul mercato musicale, inglobando una massa di nuovi ascoltatori, iniziando una nuova fase della sua carriera, quella della vetta del mondo, l’apice del suo successo. Nuovi arrivati hanno bisogno di nuova musica. E così arriva l’album.
“DIO LO SA” porta dentro di sé la scia della cometa, l’impatto del meteorite, racconta gli attimi di questo percorso. E’ impossibile comprendere il disco senza immergerlo nella fitta rete di relazioni che lo circondano, ragno nella tela che ha intessuto accuratamente per mesi; forse il progetto nasce proprio da un’idea relazionale, dalla consapevolezza che il successo dell’artista, così apparentemente travolgente e subitaneo, sia in realtà frutto del sostegno di milioni di persone che hanno permesso il salto di qualità.
Di ciò ci racconta sia la copertina del disco, un intreccio di mani che implorano in preghiera, tutte insieme, contemporaneamente; sia l’intro del progetto, “Per Sempre”.
Or teng na città ca fors me pesa,
Geolier – PER SEMPRE (DIO LO SA, 2024)
pche nun song ij ca manteng a ess,
ma è ess ca manten a me.
Il brano, ammantato del coro gospel curato da Michelangelo, suona quasi come una promessa, il giuramento sempiterno di fedeltà da parte Geolier a sè stesso, a quell’humus da cui è nato, a quella città che lo ha reso re, a quelle strade che gli hanno fatto scuola. Garante del voto di Emanuele è Dio, davanti al quale l’artista non può mentire, perché Dio Lo Sa.
L’artista sempre quasi schiavo della responsabilità e nel brano sembra ossessionato dall’idea di dover restituire in qualche modo al suo popolo quello che gli è stato offerto in dono. In “Emirates”, una delle tracce più intime dell’LP, il concetto dell gratitudine resa viene sussurrato alla fine del brano, oltre a ritornare, martellante nel ritornello di Mavi Gagliardi:
“Quant’atri cos aggia fa, pe me piglia stu ben?”
Geolier – EMIRATES (DIO LO SA, 2024)
La fede nella coerenza personale è il perno attorno a cui ruota la title track, un brano profondamente conscious che sembra celare la domanda cardine dell’intero album: dopo la fama straordinaria, dopo i platini e i numeri oltre qualsiasi previsione, Emanuele è rimasto Emanuele? L’uomo è pronto a lasciare il passo al mito urbano?
Ma Emanuele mantiene la promessa? Nel disco presta fede alla sua parola? Mente davanti a Dio?
Il disco si snoda come una piovra e si muove in più direzioni contemporaneamente. Dura più di un’ora. Nel progetto Geolier ripercorre gli ultimi mesi della sua carriera, quelli che hanno segnato la sua consacrazione nello star system della musica italiana; si guarda allo specchio, fissa la sua immagine e cerca di capire se il suo riflesso coincida al cento per cento con quello del ragazzo di Secondigliano che ha cominciato a fare il rap in mezzo alla strada, per gioco, quando “con il grasso sulle mani nessuno lo vedeva”. Intorno alla fama e al cambiamento ruotano quasi tutti i brani dell’album, ma questi due motivi si concretizzano in un tema in particolare, la meretrice della vita di ogni artista, la tentazione per eccellenza: il denaro.
I soldi strisciano lungo tutto il disco, lasciano il loro puzzo attaccato a ogni traccia. Sono la stimmate e contemporaneamente l’obiettivo del successo, della fama, dell’affermazione, sono la prova concreta di essere diventato qualcosa di diverso rispetto a prima, un vero è proprio spartiacque.
Non è un caso che la metà del disco sia segnato da uno skit intitolato “6 milioni di euro fa”: la ricchezza accumulata sembra il vero anno zero della carriera dell’artista, l’avanti e dopo cristo. Resta un dilemma: il cash è la porta d’accesso alla salvezza o l’unica vera causa di perdizione? Geolier nel disco oscilla e sembra non riuscire a mettere a fuoco una risposta netta. In “Si stat’tu” l’artista dice:
“nun sacc ch teng comm ricchezza, ogg riman so già aumentat,
Geolier – SI STAT’TU (DIO LO SA, 2024)
nun scherz: song o cchiu ricc r’a famiglia mij,
pche sta fratm ca parl ogn ser cu dij”
Ma alla fine del disco, in “Finché non si muore”, parla delle collane che pesano come catene sul suo collo e del denaro che fa dimenticare i nomi delle persone amiche. Fare un milione prima era un sogno, ora è una nullità. L’artista dice
Sti sord, cagnano a vit ma nun sacc in che modo,
Geolier – FINCHE’ NON SI MUORE (DIO LO SA, 2024)
in negativ o in in positiv, po’ dipend da ra persona,
per esempij a me m’ha fatt bem,
m’agga vist a chi nun c’ha fatt ben
“DIO LO SA” è un album complesso, che arriva, come detto sopra, dopo un allargamento di pubblico esponenziale: deve parlare a chi si è innamorato di Geolier dell’album di esordio, a chi l’ha scoperto ballando sulle spiagge “Me Manc”, a chi si è rotto il collo ascoltando “Ricchezza” e a chi prima di “IJ PE ME, TU PE TE”, non sapeva neanche dell’esistenza dell’artista.
E così il rapper napoletano, quasi tentacolare, avvolge ogni componente del suo pubblico, distribuendo l’album in ogni direzione. La domanda che, ascoltando il disco, viene spontanea porsi, però, è: ci riesce?
Se nel “Coraggio dei Bambini”, Geolier sembrava aver trovato una mediana tra i brani più genuinamente rap, e quelli più urban pop, dimostrando di essere un impeccabile equilibrista tra le sue due anime, in questo terzo album, inevitabilmente, l’asticella si sposta verso il mainstream.
Il corpo centrale dell’album, infatti, vede come tema portante l’amore, vissuto come una tormenta di emozione, spirito vitale e forza devastatrice. Il sostrato concettuale che lega tutti i brani romantici del disco è sempre lo stesso: è possibile provare ancora un sentimento autentico, nonostante tutto quello che è cambiato?
In “Idee Chiare”, “Si Sstat’ tu”, “Io t’o giur”, ”Una Come te”, “L’ultima poesia” e lo stesso singolo di Sanremo, Geolier prova a rispondere a questa domanda, parlandoci della sua relazione amorosa ora in maniera più melensa, ora più tragica.
Resta il fatto che questi brani, in alcuni casi melodicamente più sperimentali (“Si stat’tu”), in altri dichiaratamente strutturati per il successo radiofonico (“Io t’o giur”, con una discutibilissima strofa di Sfera), risultano sostanzialmente intercambiabili: si percepisce la volontà dell’artista di voler diversificare il pantone sonoro dell’album, ma in questo tentativo, i brani sembrano diluire troppo il discorso del disco, allungando eccessivamente la durante.
Mentre in questi episodi, “El Pibe de Oro“, blandisce gli ascoltatori dell’ultima ora, restano nel disco episodi genuinamente e profondamente rap rivolti ai fan storici, nei quali Emanuele fa mostra delle sue soprannaturali doti da Mc. Sono proprio questi momenti dell’album, insieme ai brani più conscious (e scritti meglio, aggiungerei), le punte di diamante del disco.
Impossibile non nominare “357” in collaborazione con Gué, che, in una strofa magistrale, ricorda al suo pubblico di aver parlato di “marjiuna e cocaina” sul palco più blasonato di Italia. Fanno al pari di questo brano “Presidente” e “CLS” in cui Geolier sigla una posse track con la SLF, garanzia e baluardo di street credibility nel panorama hiphop italiano.
Impossibile non menzionare “Nu parl, nu sent, nu vec”, un florilegio di flow, rime, punchline vecchio stile su un beat di Poison Beatz. Insomma, Geolier mantiene la promessa? E’ sincero con Dio?
In parte ed era prevedibile che fosse così, alla luce del momento cruciale della carriera di Emanuele: dalla vetta più alta del successo ogni passo può essere frana, ogni centimetro può essere crollo, ogni passo in punti di più piedi può essere elevazione.
“DIO LO SA” farò numeri incredibili, e rappresenta la naturale continuazione di una delle carriere più sorprendenti del panorama musicale italiano. Caro Emanuele, puoi stare tranquillo, hai restituito quello che ti abbiamo dato. Ma forse questo Dio già lo sapeva, e anche noi.
Da brividi questo articolo!