Spotify: lo usiamo quasi tutti quotidianamente e lo consideriamo scontato; c’è chi lo paga e chi no ma chiunque ha l’applicazione in questione nel proprio smartphone, fatta eccezione per chi usa le sue alternative (Tidal, Tim Music, Deezer, Apple Music ecc.).
La piattaforma digitale di musica e podcast in streaming accompagna le vite di tutti da quando i gestori telefonici hanno aumentato il traffico dati e il consumo di Gigabyte non preoccupa più nessuno, in questo modo le ore di riproduzione musicale sono aumentate esponenzialmente.

Poiché il genere Rap sovrasta le classifiche della compagnia svedese risulta interessante capire i meccanismi che fanno muovere il colosso dello streaming musicale. Gli artisti che rendono disponibile la propria musica sono tantissimi, dai più affermati agli emergenti, ma è possibile per tutti usufruire del servizio? No, per poter pubblicare i propri progetti su Spotify è necessario appoggiarsi su un servizio di distribuzione digitale di musica online, generalmente etichette digitali.
Negli anni passati per essere sicuri che il proprio prodotto fosse rimasto presente nei database della piattaforma di streaming era necessario pagare un tariffa mensile o annua, ora invece è ancora più comodo e semplice dato che Spotify ha reso il servizio gratuito, affidandosi al filtraggio della quantità di brani caricata da parte delle etichette digitali.
Alcuni dati sul funzionamento di Spotify
L’interesse principale di chi decide di pubblicare il proprio lavoro è ovviamente quello di ottenere un ricavo dalle riproduzioni effettuate.
Il conteggio degli ascolti viene ritenuto valido se effettuato da un profilo Premium per una durata minima di 30 secondi, soddisfatte queste due condizioni l’incasso può oscillare tra i 0,006 e 0,0035 dollari per singolo play.
Le entrate totali dipendono dalla fama dell’artista, la sua eventuale presenza in playlist importanti e dal modo di pubblicizzare il brano o album in questione.
I criteri per considerare valide le “views” sono le stesse che devono essere rispettate per il calcolo necessario a rilasciare le certificazioni da parte della FIMI (Federazione Industriale Musica Italiana), la quale ha recentemente aggiornato le condizioni e al momento il tasso di conversione è “1 Download digitale = 130 ascolti in streaming”.
La FIMI è la fonte ufficiale per quanto riguarda i dati discografici italiani sulle vendite e le distribuzioni di album, raccolte, DVD musicali e download digitali. In molti ritengono importanti le certificazioni che essa rilascia, considerandole criterio oggettivo di valutazione della qualità di un brano o album, ma questo verrà trattato in un altro articolo.
I numeri necessari per ottenere il riconoscimento di disco d’oro e successivi per gli album sono i seguenti:
- ORO oltre le 25.000
- PLATINO oltre le 50.000
- DOPPIO PLATINO oltre le 100.000
- TRIPLO PLATINO oltre le 150.000
- QUADRUPLO PLATINO oltre le 200.000
- 5 PLATINO oltre le 250.000
- DIAMANTE oltre le 500.000
Per i singoli invece:
- ORO oltre le 25.000
- PLATINO oltre le 50.000
- DOPPIO PLATINO oltre le 100.000
- TRIPLO PLATINO oltre le 150.000

L’azienda Svedese conta più di 140 milioni di utenti attivi in quasi 70 paesi e offre due diversi piani tariffari, Free e Premium, ed entrambe hanno funzionalità diverse e periodi diversi.
Recentemente il profilo Premium è stato oggetto di un grande caso mediatico relativo ad un utilizzo non lecito dell’applicazione, che permetteva di usufruire delle funzionalità a pagamento in maniera gratuita “crackando” l’app, questo però è considerabile un furto ai danni degli artisti e degli sviluppatori, non rispettando il lavoro altrui. Il servizio è disponibile a prezzi accessibili e condivisibili anche con altri utenti grazie al piano “family”, ed offre anche l’alternativa gratuita.
La questione è stata però piuttosto eclatante perché quando Spotify ha deciso di tutelarsi bloccando questi profili “hackerati”, in molti si sono lamentati sui vari social perchè la piattaforma non gli permetteva più di “rubare” in pace.
Nonostante tutto l’ex startup fondata da Daniel Ek e Martin Lorentzon rimane il servizio musicale di streaming on demand più utilizzata del mondo, è in continua crescita e con essa anche il Rap che avendo un pubblico, specialmente nel nostro paese, giovane e quindi più digitale. Spotify può infatti essere considerato uno dei fattori che ha aiutato la crescita del genere e la sua affermazione negli ultimi anni.
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