Se tre anni fa, subito dopo aver ascoltato “Ladro di fiori” e aver scoperto Blanco, mi avessero detto che nell’aprile del 2023 il suo percorso sarebbe arrivato fino a “Innamorato”, il nuovo disco, non avrei esitato a crederci.
Con i pregi e difetti del percorso, è chiaro. Ma il suo è uno dei pochissimi casi in cui il talento lo percepisci fin da subito; che poi lo si voglia chiamare talento, fortuna, scelte, non cambia molto perché sono tanti i fattori che hanno contribuito a far entrare Riccardo Fabbriconi in simbiosi con il suo nome d’arte.
Tre anni sono un’eternità, sia per il Covid sia perché andiamo tutti un po’ di fretta. Blanco stesso è entrato in questo vortice in cui il tempo si restringe. Ne è un esempio l’episodio controverso di Sanremo 2023 che alcuni disfattisti ipotizzavano potesse significare la fine della carriera di Blanco, ma che oggi invece viene ricordato con ironia e che tra qualche anno svanirà insieme a tutto il resto, come quando ti svegli da un sogno e non ricordi più cosa tu abbia vissuto durante le ore precedenti nella tua testa.
Blanco arriva a “Innamorato” non senza difficoltà, ma quanto accaduto sembra un po’ rispecchiare il suo carattere e questo si riflette anche nel disco: Blanco dà sempre l’impressione di essere un animale che si dimena e che ha bisogno di sfogarsi fisicamente e non solo dentro le canzoni. Infatti, nell’album canta, urla e sbraita, lasciandosi quasi immaginare mentre registra in studio tutto su di giri.
Questa caratteristica però è anche tra le prime che Blanco ha esposto al pubblico e una di quelle che lo ha fatto apprezzare da così tanti ascoltatori. Questo e tanti altri motivi rendono “Innamorato” il disco che tutti noi potevamo aspettarci da Blanco, e non c’è niente di male in questo. Se in “Blu Celeste” c’erano più hit tendenti alla malinconia, qui l’approccio è lo stesso ma più spensierato e probabilmente il perché ce lo dice il titolo stesso dell’album.
Quest’album è colmo di adrenalina, sarebbe riduttivo parlare solo di spensieratezza. Ma come si fa a parlare d’amore con tutto questo casino? Il primo ascolto non basta per ascoltare il messaggio, proprio perché l’anima tormentata di cui parla Blanco prevale al resto attraverso le strumentali. E poi canta, urla e sbraita di nuovo la beata gioventù di Blanco.
Lungo l’intero disco in cui regna l’omogeneità prevalgono due brani su tutti: il primo, ovviamente, è “L’isola delle rose”, il brano portato a Sanremo; mentre il secondo è “Un briciolo di allegria” con la celebre compagnia di Mina, un’artista che non bisogna neanche presentare la cui presenza simboleggia da un lato il grande lavoro svolto da Blanco per avvicinare a sé il grande pubblico e ricevendo così il rispetto dei fautori della musica italiana; dall’altro la riconoscenza e ancora il rispetto verso la canzone italiana. Quale altro classe 2003 avrebbe fatto una scelta simile?
“Innamorato” è un disco di Blanco per come abbiamo imparato a conoscerlo, nulla di più e nulla di meno. “Blu Celeste” era un’altra cosa, ma lì si entra in un altro tipo di dinamiche quali l’hype, la memoria soggettiva e tutto il resto.
Blanco è rimasto lo stesso e guai ad aspettarsi qualcosa di diverso, perché per effettuare cambiamenti dal primo progetto c’è necessità di vivere ma, come abbiamo detto, il vortice non ha risparmiato proprio nessuno, tanto meno Blanco. Ma a lui va bene così, l’importante è che abbia lo spazio per dimenarsi.
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